Diluvio di critiche sul candidato sindaco di Cutro: "Noi stiamo col prefetto e le interdittive"

Diluvio di critiche su Antonio Ceraso, 72 anni, ex comandante della Polizia locale di Cutro e ora candidato sindaco nella città calabrese. "I mafiosi li processerei in piazza", aveva detto al Carlino. Ma lo strumento delle interdittive – quello con cui i prefetti impediscono alle aziende imparentate coi mafiosi di partecipare agli appalti pubblici – non l’aveva trovato altrettanto convinto: "Se un lontano parente ha commesso un reato, non è giusto che tutta la famiglia venga inserita in una blacklist".

Il primo a difendere le interdittive e a criticare le espressioni di Ceraso è stato il sindaco di Rubiera, Emanuele Cavallaro. Ceraso in seguito l’ha chiamato, si è spiegato meglio. "Mi ha spiegato – riferisce Cavallaro sui social – la sua profonda convinzione su quanto sia necessario battersi contro la delinquenza. Nel merito della questione, però, siamo rimasti sulle rispettive posizioni. Io rimango convinto che le interdittive antimafia, che nascono dopo un profondo lavoro di forze dell’ordine e magistrati, siano uno strumento straordinario per efficacia e che le istituzioni debbano sostenere questi atti senza alcuna esitazione o distinguo".

Dello stesso avviso Stefania Ascari, deputata dei Cinque stelle: "Quanto dichiarato da Antonio Ceraso mette in evidenza come si cerchi di attaccare le interdittive. Alla base delle stesse ci sono indagini delicatissime: quindi non si tratta di ‘escludere’ persone, di discriminare qualcuno ma di bloccare sul nascere l’eventuale rischio di infiltrazioni mafiose".

Durissimo Giorgio Zanni, presidente della Provincia: "Le sue parole richiamano ad un’ambiguità che per noi non può esistere. Gli auguriamo sinceramente, in caso di elezione, di essere in grado di dimostrare con fatti concreti di saper guidare la propria comunità all’affrancamento definitivo da un recente passato che ha purtroppo portato a due anni di commissariamento per infiltrazioni legate alla criminalità organizzata e ha danneggiato tutti gli onesti cittadini che abitano quelle terre".

Anche il Movimento Agende Rosse ’gruppo Rita Atria’ di Reggio critica Ceraso: "È allarmante come, mentre da una parte la pm Beatrice Ronchi, nella sua recentissima requisitoria all’interno del processo Grimilde, evidenzia una cultura mafiosa in Emilia che lei stessa definisce “sconfortante”, dall’altra vi sia un candidato sindaco che attacca il lavoro della Prefettura riducendolo ad accanimento contro una comunità. Auspichiamo che anche il Comune di Reggio assuma una posizione netta riguardo all’accaduto, come, per fortuna, già hanno fatto altri amministratori del territorio".

Se il Comune non ha ancora raccolto l’invito, la Cgil insorge "Non è il momento di abbassare la guardia e non sono accettabili operazioni opache di riduzionismo finalizzate a minimizzare responsabilità oggettive", afferma il segretario Cristian Sesena. "La teoria delle poche mele marce che infettano con la loro presenza il raccolto si scontra con le verità processuali e con il report dell’attività della Prefettura a cui va il nostro appoggio e il nostro ringraziamento".

Indignata Fratelli d’Italia. "il fatto che venga messo in dubbio il cristallino operato del prefetto è scandaloso", scrivono Elio Magliani e Sauro Fontanesi, che si firma "già comandante della Polizia Locale come Antonio Ceraso ma con idee molto diverse".