BENEDETTA SALSI
Cronaca

Delitto ’Dante Gomme’: "Esecuzione medievale premeditata e crudele. Staccò le telecamere"

Le motivazioni della Corte d’Assise sull’omicidio del 23 ottobre 2021. Perse la vita Salvatore Silipo, Dante Sestito condannato a 26 anni.

Delitto ’Dante Gomme’: "Esecuzione medievale premeditata e crudele. Staccò le telecamere"

Delitto ’Dante Gomme’: "Esecuzione medievale premeditata e crudele. Staccò le telecamere"

Un’"esecuzione" di stampo "medievale, premeditata e crudele". Le motivazioni della sentenza pronunciata il 9 gennaio scorso e firmate dalla presidente della Corte d’Assise Cristina Beretti (giudice estensore Matteo Gambarati) non lasciano spazio a interpretazioni: 26 anni di condanna per Dante Sestito, 72 anni, che il 23 ottobre 2021 fece inginocchiare nella sua officina ’Dante Gomme’ di Cadelbosco il suo ex dipendente Salvatore Silipo, 29 anni, per poi sparargli un colpo fatale in testa. Secondo il pm Piera Cristina Giannusa voleva vendicarsi di un furto di pneumatici contenenti denaro "di provenienza ignota".

Dante Sestito, dicono i giudici, ha "intenzionalmente ucciso Salvatore Silipo". L’ipotesi della difesa secondo cui "gli sarebbe partito involontariamente un colpo è inverosimile e collide platealmente con il granitico quadro probatorio", si legge nelle carte. L’imputato "si è presentato in officina impugnando una pistola" (rubata) che teneva nel gilet "con fare deciso, sintomatico di una profonda determinazione criminosa, e l’ha puntata contro la vittima senza la sicura". E ancora, Sestito "ha agito per farsi giustizia da sé: di certo quel fatto non gli ha consentito di recuperare le gomme perse e tantomeno ciò che misteriosamente era contenuto all’interno. Molto semplicemente aveva deciso che Salvatore Silipo doveva morire - perché lo riteneva responsabile di quel furto - e ha agito di conseguenza".

Si è trattato, dunque, "di una vera e propria esecuzione". I giudici analizzano anche la posizione del figlio, Antonio Sestito: "Ha veicolato le minacce con il padre" e ha avuto un "atteggiamento ambiguo durante l’omicidio: è proprio lui a organizzare l’incontro e a portare i due Silipo e Mendicino in officina dove è stato consumato il delitto", tanto da ritenerlo "completamente inaffidabile".

La premeditazione. "Certo che nel furto delle gomme fosse coinvolto Salvatore, dai sospetti Silipo è passato velocemente alle vie di fatto, creando un clima lavorativo insostenibile e poi passando alle minacce vere e proprie – di concerto con il figlio – nei confronti della vittima", poi sfociate nell’omicidio. Sestito aveva anche "staccato brutalmente il sistema di videosorveglianza dalla corrente e dalla rete Lan, impedendo alle telecamere di registrare poco prima del delitto", si legge.

Aggravante della crudeltà. L’omicidio è stato "commesso con estrema efferatezza, puntando una pistola contro Salvatore Silipo, invitandolo a inginocchiarsi – gesto che rievoca violente prassi medievali – e infine sparandogli al collo mentre stava eseguendo l’ordine che gli era stato impartito", scrivono i giudici. Un atteggiamento che ha sicuramente inflitto alla vittima "sofferenze aggiuntive di natura psichica", oltre al fatto di averlo giustiziato davanti a due persone a cui era profondamente legato.

Escluse invece le aggravanti dei motivi abietti e futili. "È assodato che sono state sottratte delle gomme, ma è altrettanto certo che all’interno vi fosse nascosto qualcos’altro che era – evidentemente – molto caro a Dante Sestito", sottolinea la Corte.

L’imputato è stato condannato anche per detenzione e porto d’armi e ricettazione. Il delitto è stato infatti commesso con una Smith & Wesson calibro 44 magnum rubata il 16 gennaio 2019 a Pieve di Cento. Concesse invece le attenuanti generiche perché l’imputato "fin da subito ha assunto atteggiamento arrendevole e collaborativo", interpretato come come "espressione di un profondo rimorso, ma che resipiscenza".

Per le parti civili: accordata una provvisionale di 200mila euro alla vedova e 250mila euro ciascuno per i figli minori della vittima. Alla madre 100mila euro, 45mila al fratello e 30mila alla sorella più le spese processuali.