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Abusi a Reggio Emilia, i ragazzi di Daniele Franci: "A lui non si poteva dire no"

Le parole dei giovani ascoltati nel corso dell’indagine: per alcuni è stato necessario il ricorso allo psicologo. È emerso anche un caso di percosse

Daniele Franci, accusato di violenza sessuale aggravata

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Reggio Emilia, 30 luglio 2022 - "A lui non si poteva dire di no". Lo riferiscono più o meno tutti i ragazzi sentiti nell’indagine che ha portato all’arresto di Daniele Franci, il direttore artistico del centro teatrale ‘Etoile’ a Pieve, 44enne indagato per violenza sessuale aggravata su su dieci minorenni. Questa frase in realtà va letta in senso più ampio: i giovani riferiscono che lui non amava sentirsi contraddetto anche nella sua attività culturale fatta a stretto contatto coi ragazzi. Se gli si opponeva un rifiuto, lui era solito arrabbiarsi e mostrare il muso duro.

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"Etoile è Franci", hanno detto: un uomo tutt’uno con l’associazione da lui fondata. È emerso un caso, apparso isolato, in cui il 44enne si sarebbe anche scagliato fisicamente contro un ragazzo: un episodio per il quale è stato formulata l’accusa di percosse, ma non confluito in una denuncia solo perché sono decorsi i termini per farlo. Di quest’aggressione che il giovane sostiene di aver subìto, ancora oggi non è riuscito a darsi una logica spiegazione. Se non ricondurla all’atteggiamento generale di Franci avrebbe.

Come lui, sono diversi i ragazzi che hanno raccontato i carabinieri il loro vissuto e non hanno formalizzato la denuncia perché si trattava di fatti più lievi rispetto all’accusa centrale, ma non meno significativi. Emerge però che c’è stato anche chi, tra i più grandi, ha pensato che l’approccio complessivo di Franci non fosse adeguato e lo ha affrontato direttamente. Alcuni ragazzi, allievi dei corsi di teatro, individuati come presunte vittime di abusi sessuali da parte di Franci, sono tutelati dall’avvocato Margherita La Francesca: oggi sono tutti maggiorenni, e tra loro, all’epoca dei fatti, uno era minore. In questi giorni appaiono ancora sconvolti e turbati. Avvertono dentro di loro il solco delle sofferenze attribuite alla condotta di Franci. Si sentono traditi da un uomo in cui avevano fiducia.

"Per me era come un padre", ha mormorato qualcuno. Giovani che apparivano ancora in fase di scoperta di se stessi, in momenti magari delicati del loro cammino personale, andavano già in passato dallo psicologo: dopo gli incontri con Franci, avevano intuito che qualcosa non andava, ma finivano per attribuirlo a se stessi. Poi, dopo che uno di loro ha sporto la prima denuncia, si sono confrontati, capendo che le loro storie erano molto simili. Altri, invece, si sono rivolti, dopo l’avvio dell’inchiesta, a professionisti per avere un sostegno. "Lui era come lo yjn e lo yang. Una cosa, e il suo opposto", hanno detto. C’era chi aveva un vissuto pesante, e a lui confidava le proprie pene. Per tutti era un modello da raggiungere: giovane, intraprendente e adorato da chi faceva i corsi di teatro. Ma poi c’erano "le zone d’ombra", come il suo carisma che talvolta diventava durezza.

"Difficile - dicono i giovani - mettersi contro di lui". Emerge che nella sua camera da letto-ufficio dentro la villa settecentesca di Pieve, sede di Etoile, accoglieva un po’ tutti: non solo le presunte vittime, ma anche tanti ragazzi e ragazze che frequentavano il centro e con cui dialogava, raccogliend o confidenze e sfoghi quotidiani. Poi per alcune di queste situazioni sono emersi risvolti penali. Un antidirivieni, che sembrava normale e non veniva percepito come anomalo, in cui yin e yang si sono mescolati in una stanza.