C’è anche un atleta montecchiese all’Etsc Lisbona 2024, i Campionati europei multi-disciplina riservati ai trapiantati e ai dializzati: Luca Colli è l’unico rappresentante dell’Emilia Romagna nella delegazione azzurra in terra lusitana. La sua disciplina è il tennis, con cui venerdì ha vinto due medaglie d’oro: nel doppio maschile e nel doppio misto.
Un successo incredibile, che si aggiunge al già ricco palmares degli italiani che si sono laureati campioni d’Europa anche nel volley, nel cycling 30 km e 5 km TT, nel nuoto maschile (50 e 100 dorso, 50 rana e 50 stile libero H&L) e femminile (50 dorso). "È una sorta di Olimpiade riservata a persone trapiantate di rene, cuore, polmone, fegato, midollo – spiega Colli –. Dopo la medaglia di bronzo conquistata lo scorso anno ai World Transplant Games di Perth, in Australia, quest’anno ho deciso di mettermi in gioco anche agli Europei". Il montecchiese oggi non avrà la prestanza fisica di Sinner o di Musetti, ma la sua tempra psicologica è forse superiore; non si discute invece della sua tecnica: in passato era tra i migliori 200 del ranking mondiale. Ogni atleta comunque è portabandiera: rappresenta la speranza, per chi è in lista d’attesa per ricevere un organo, di poter tornare ad avere una buona qualità di vita una volta superati i momenti più critici dell’iter sanitario; racconta che coloro i quali apparentemente sembrano fragili fisicamente, possono raggiungere il podio nella vita e nello sport. "Queste competizioni, oltre ad avere un importante valore sportivo – spiega – hanno lo scopo di sensibilizzare alla donazione degli organi e tessuti". Colli aveva 18 anni quando iniziò a lottare contro l’insufficienza renale cronica; sottoposto a trapianto di rene nel 2015, "su consiglio anche dei medici, ho deciso di ritornare a giocare a tennis, e da alcuni anni faccio parte della Nazionale italiana trapiantati tennis. Con i miei compagni giriamo l’Italia per sensibilizzare sull’importanza della donazione degli organi e tessuti". E aggiunge: "Senza quel ‘sì’ tutti gli atleti presenti qui a Lisbona, probabilmente, non sarebbero più fra noi. Invece siamo qui per far vedere che, dopo una malattia e un trapianto, si può tornare a vivere quasi come prima. Si può praticare sport e si posso vincere medaglie internazionali". E conclude: "In questi europei ho utilizzato lo slogan usato durante la campagna sulla donazione la scorsa primavera: Io faccio la mia parte. Tu puoi fare la tua. Dì sì alla donazione di organi e tessuti".
Francesca Chilloni
Nina Reverberi