Almeno sei pezzi di artiglieria semi-arruginiti probabilmente risalenti alla Seconda Guerra Mondiale sono stati scoperti ieri pomeriggio attorno alle 16 da un imprenditore agricolo durante le operazioni di aratura nel podere di famiglia, "La Rubina" di via Gastione 7, in un cuneo di territorio del comune di Reggio al confine tra Rubbianino di Quattro Castella e il Ghiardo di Bibbiano. "Ero sul trattore con mio nipote e da un solco del terreno ho visto emergere del metallo. Ho arrestato la macchina, sono sceso e con i guanti ho smosso il terreno per toglierlo… Ho fatto il militare e ho riconosciuto subito cosa era: un proiettile da mortaio, spezzato ma con ancora la polvere da sparo all’interno. È andata bene – racconta Maurizio Bezzi –. Di pezzi ne ho visti tre, ma probabilmente ce ne sono altri ancora sepolti sotto la base dell’aratro. Ovviamente non ho toccato nulla e ho chiamato la polizia". Per fortuna nessuna scintilla si è sprigionata dall’attrito del vomere contro le bombe, che avrebbero potuto esplodere. Bezzi descrive i proiettili come lunghi un’ottantina di centimetri e con il diametro di una grossa bottiglia. "Non è la prima volta che ariamo quell’appezzamento, dove di solito coltiviamo foraggio per le nostre mucche, ma è la prima che emergono residuati bellici – spiega –. Volendo seminare l’erba medica, avevo tarato la profondità dell’aratro sui 40-50 centimetri, maggiore rispetto al solito. Non so se abbiamo sfondato una cassa oppure se queste armi fossero nascoste in una buca, ma l’impressione che ho avuto è che sotto terra ce ne siano altre". La polizia di Stato dopo aver cinturato e messo in sicurezza la zona - che per fortuna si trova ad oltre 100 metri dalle abitazioni e dalle strade - ha passato il testimone alla Prefettura che, insieme al Genio Civile, coordinerà le operazioni di recupero insieme ad eventuali artificieri. L’agricoltore ricorda che quando era bambino là dove ha fatto la scoperta c’erano una vigna e degli alberi: "Secondo me sono armi dei partigiani. Quando le nascondevano, lo facevano sempre vicino a piante per ricordarne la posizione. Ricordo che un terzista che lavorava per la mia famiglia, negli anni ’80 a Roncolo, abbattendo una pianta aveva scoperto una cassa di mine anticarro e mio zio le caricò in auto, portandole direttamente alla caserma dei carabinieri di Quattro Castella. Per fortuna non accadde nulla anche in quel caso".
Francesca Chilloni