REDAZIONE REGGIO EMILIA

Corteo transfemminista in centro La mamma di Cecilia commuove "Mia figlia non è stata protetta"

In centinaia hanno sfilato ieri sera in città. Tra i tanti cartelli anche quello dedicato a Saman. Ma durante il presidio in piazza c’è spazio anche per cori sull’ambiente e l’antifascismo.

Corteo transfemminista in centro La mamma di Cecilia commuove "Mia figlia non è stata protetta"

"Come madre l’ho sempre visto e sentito nel cuore: quella persona non era buona, era pericolosa per mia figlia"Dina Loayza è la madre di Juana Cecilia, la ragazza uccisa e violentata nella notte tra il 19 e il 20 novembre del 2021. Ieri sera NonDaSola ha chiesto a lei di chiudere il corteo ’transfemminista globale’, che dalle 18 in poi ha sfilato per il cuore della città.

Dina non era preparata e non sapeva bene cosa dire, oltre ad avere bisogno di un’interprete. In una scena tenerissima, non si è presentata come vittima ma come "nonna di Alessandro, un bimbo di tre anni che vive qui". La dolcezza però ha dovuto poi lasciare spazio al più crudo ricordo: "Prima della pandemia mia figlia aveva un compagno, ma quando Alessandro aveva 10 mesi se ne è andato e lei si e’ trovata sola: non aveva niente e nessuno, non sapeva come pagare l’affitto e le bollette. Io in quel periodo ero in Perù e c’erano le restrizioni per il Covid, non potevo venire ad aiutarla. Era disperata e in quel periodo ha conosciuto quella persona". Il resto è storia tristemente nota: "Sono arrivata a luglio, la situazione era molto brutta. Litigavano sempre e lei lo andò a denunciare tre volte, in un’occasione la polizia lo trovò anche con un coltello in mano, a pochi passi dal bambino. La legge non fece praticamente nulla per proteggerla". In piazza Tricolore i manifestanti ascoltavano con la pelle d’oca, in un silenzio tombale. Segno che Juana Cecilia non è dimenticata, a pochi giorni dalla condanna di Mirko Genco. E la 34enne peruviana non è sola: "Saman nel cuore e nelle lotte" recitava uno degli striscioni più grandi, in prima fila.

Reggio Emilia e le sue donne conservano la memoria di due tra le vicende più dolorose nella storia recente della città, in una giornata che i manifestanti hanno però vissuto come una grande festa: al raduno in piazza Martiri del 7 luglio c’erano trecento persone, molte delle quali giovani, con vestiti colorati e bandiere arcobal, trucchi e tamburi. Lì, davanti al Duomo, in Piazza del Monte, lungo la via Emilia, i ragazzi hanno cantato e ballato, in una sfilata che non ha parlato solo di donne: la giornata internazionale delle donne si è legato al ’Friday for future’ del 3 marzo scorso: "Senza giustizia climatica non esiste giustizia sociale" hanno gridato, fra i tanti cori, i manifestanti. Il corteo ha percorso con canti e balli la città, inneggiando anche all’antifascismo, alla fine di ogni guerra e ai diritti lgbtq.

Tommaso Vezzani