ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Coronavirus, turista reggiana. "Discriminati in India, dobbiamo tornare in Italia"

Le peripezie di una turista reggiana che era partita per un tour il 2 marzo: "Nessun albergo di Nuova Delhi ci voleva, trovato un posto solo a tarda sera"

Un’immagine di Jaipur, la città indiana dove si è sentito male un turista italiano

Reggio Emilia, 7 marzo 2020 - Respinti dagli hotel e dai ristoranti in India, nel corso di un viaggio organizzato da cui rientreranno in anticipo, già oggi, con un volo diretto da Nuova Delhi a Malpensa. "Ci hanno trattati come appestati, come se fossimo noi italiani gli unici da cui poter contrarre il Covid-19".

Leggi anche Coronavirus, la fake news del disinfettante alla vodka

Lo racconta una turista di Brescello, una 67enne che aveva prenotato in novembre la vacanza, un viaggio di una ventina di giorni insieme a una comitiva di altri quindici piemontesi, alcuni di Torino, come la tour leader Susanna Viotti, alle spalle un’esperienza trentennale di lavoro in India e nel mondo. "Siamo partiti il 2 marzo da Malpensa con un volo della Air India e siamo arrivati il giorno dopo - racconta Viotti - ma non appena abbiamo messo piede nel primo albergo, il ‘Vivanta’ di Nuova Delhi, abbiamo dovuto sostare per due ore in una sala a sé stante". Il motivo? "Il giorno prima a Jaipur era passato un gruppo di una ventina di turisti provenienti dal Lodigiano, che hanno girato in tutto il Rajasthan. Uno di loro, un medico, si sentito male, è stato ricoverato ed è risultato positivo al Covid-19. Il resto del gruppo ha proseguito per Nuova Delhi, fermandosi al ‘Vivanta’ anche se non avevano prenotato. Poi sono stati tutti spostati in un’ex caserma: una quindicina di loro è risultata positiva". Alla reggiana e agli altri piemontesi il ‘Vivanta’ chiede di mostrare la carta d’imbarco "con il via libera apposto all’ingresso in India".

Leggi anche Come si cura Le differenze con l'influenza Come difendersi

Al secondo giorno, il gruppo parte da Nuova Delhi per il Rajasthan: "Giunti ad Alsisar, nell’albergo ‘Alsisar Mahal’ ci hanno chiesto di nuovo la carta di imbarco e fatto firmare un foglio in cui dovevamo dichiarare se eravamo malati". Il giorno dopo i timori diventano realtà: "Abbiamo visitato Mandawa, ma il ristorante-albergo dove avremmo dovuto pranzare non ci ha accolti. In questa struttura, peraltro, avevano soggiornato anche i lodigiani. Poco dopo hanno chiuso perché sei camerieri erano positivi. Abbiamo cercato altri ristoranti, ma solo dopo diversi rifiuti ne abbiamo trovato uno disponibile ad accoglierci, alle 15...". Poi un’altra disdetta: "Ieri (giovedì, ndr) il tour operator ci ha detto che c’erano posti per il volo di rientro, ma che nessun albergo a Nuova Delhi voleva più italiani. Solo alle 21 abbiamo trovato un hotel".

Ieri mattina il gruppo è ripartito in pullman per Nuova Delhi: all’arrivo all’hotel ‘Radisson’, "il guest manager ci ha detto che avremmo fatto check in, cena e colazione in una sala apposita, e che potevamo circolare solo tra le nostre camere, evitando la hall. Ci hanno anche misurato la febbre". Ma perché sono partiti? "Il tour operator aveva chiesto di spostare il viaggio. Ma la compagnia Air India aveva rassicurato. Non abbiamo subito minacce o sgarbi, ma ci siamo sentiti discriminati, com’è accaduto anche ai cinesi in Italia".