
Il timore ventilato nelle ultime settimane è diventato concreto. Nessun rappresentante della montagna reggiana risulta nella lista per il rinnovo...
Il timore ventilato nelle ultime settimane è diventato concreto. Nessun rappresentante della montagna reggiana risulta nella lista per il rinnovo del Consiglio generale del Consorzio Parmigiano Reggiano. Una scelta che lascia "quantomeno perplessi" Fulvio Fioroni e Paolo Croci, presidenti rispettivamente del Caseificio Cavola sca e della Latteria Sociale Quara di Toano. Circa una settimana fa la lista “Caseifici al Centro”, espressione di Confcooperative Terre d’Emilia e Legacoop Emilia Ovest, si è affermata senza colpo ferire con 63 voti contro 47. La Regione potrebbe riequilibrare la situazione nominando consigliere l’esponente di una latteria o di una società agricola dell’Appennino reggiano. Tra i nomi che l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi starebbe valutando ci sarebbe Giuseppe Sironi, della latteria sociale Il Fornacione di Castelnovo Monti.
L’amara realtà dei fatti porta in ogni caso i due presidenti ad alcune considerazioni, innanzitutto sui numeri: "Le aziende agricole di montagna, così come nelle aree rurali, rappresentano il cuore pulsante delle economie locali – ricordano in una lettera aperta ai soci –. Con 884.000 forme prodotte in Appennino esse rappresentano più del 30% della produzione totale di Parmigiano Reggiano che è di 4 milioni e 80mila forme. In tutto il comprensorio sono 800 gli allevatori che conferiscono agli 83 caseifici di montagna; Reggio Emilia, con i suoi 20 caseifici che producono 314.000 forme, è la prima tra le province produttrici".
In uno scenario di questo tipo, la direzione presa dalle centrali operative (per la prima volta in 90 anni di storia) sembra lontana dalla volontà di sostenere gli agricoltori e ben più attenta "a collaborare con una delle principali multinazionali francesi". "Questa situazione ci preoccupa profondamente – concludono Fioroni e Croci – e rafforza in noi la convinzione che, oggi più che mai, sia necessario superare campanilismi e individualismi, per garantire un futuro ai nostri agricoltori montanari."