ANTONIO LECCI
Cronaca

Cinese sparito nel nulla. Sei milioni di fatture false, ma l’azienda è inattiva

L’impresa faceva da cartiera per evadere il fisco. La maxi-frode scoperta dalla Guardia di Finanza di Correggio. L’imprenditore dovrà pagare anche per l’Iva dovuta e l’imposta evasa

L’inchiesta è partita da un’indagine su un evasore totale, poi si è allargata (repertorio)

L’inchiesta è partita da un’indagine su un evasore totale, poi si è allargata (repertorio)

Reggio Emilia, 21 giugno 2024 – Operava nel settore dell’abbigliamento. L’azienda era gestita da un cittadino di origine cinese, resosi irreperibile ormai, che risultava titolare di un’impresa non più operativa dal giugno 2017 ma che era rimasta formalmente attiva per emettere fatture false.

Una frode fiscale scoperta dagli operatori della tenenza di Correggio della Guardia di finanza, che arriva poche ore dopo un’altra maxi-operazione del comando provinciale su un giro da 62 milioni di fatture false. Le indagini, coordinate dal comando provinciale delle Fiamme gialle, ha fatto emergere il ruolo di “cartiera” dell’impresa, ovvero una realtà dedita alla sola emissione di fatture per operazioni commerciali del tutto inesistenti.

L’inchiesta dei finanzieri correggesi ha preso il via da un’attività di verifica sull’imprenditore cinese, individuato inizialmente come un evasore totale. Tuttavia, gli esiti delle ulteriori investigazioni svolte hanno consentito di appurare che la ditta era di fatto inattiva da sette anni e che, dal giugno 2017 fino al novembre 2023, aveva emesso ben 255 fatture per un importo imponibile complessivo di circa sei milioni di euro verso numerose imprese operanti sul territorio nazionale, consentendo loro di evadere le imposte sui redditi e di beneficiare di un’Iva indebitamente detratta di circa 1,3 milioni di euro.

Per frode fiscale, il titolare dell’impresa è stato denunciato alla Procura della Repubblica reggiana. Deve rispondere di emissione di fatture false. Inoltre, trattandosi di un evasore totale, i finanzieri hanno ricostruito ed imputato allo stesso imprenditore i redditi prodotti e non dichiarati dal 2017 al 2023, derivanti anche da proventi illeciti ed ammontanti a un milione e 360 mila euro.

E non è finita qui. Allo stesso titolare è stata di conseguenza contestata un’imposta evasa di circa 510 mila euro, oltre all’Iva dovuta, per un milione e 240 mila euro, aggiungendo pure il reato di omessa dichiarazione fiscale. Per escludere dal circuito economico la ditta individuale in questione, in quanto connotata da un’estrema pericolosità fiscale e distorsiva del mercato, è stata proposta all’Agenzia delle Entrate la cessazione d’ufficio della sua partita Iva, che al momento degli accertamenti è risultata formalmente ancora attiva, anche alla data della conclusione delle indagini.

La Guardia di Finanza, infatti, contrasta le frodi all’Iva non solo sul piano repressivo ma anche preventivo, chiedendo appunto la cessazione delle partite Iva dei soggetti coinvolti in circuiti di frode. Ora si stanno continuando le indagini, con l’attenzione puntata pure alle altre aziende che hanno ricevuto le fatture false, attraverso le quali le varie imprese, con sedi in varie zone dell’Italia, potevano far credere ad acquisti e, dunque, a pagamenti di denaro, che però non sarebbero mai avvenuti nella realtà.