Reggio Emilia, 1 ottobre 2024 – “Si, chiudiamo. Ma è un arrivederci, non un addio”.
È commosso Davide Casamatti quando parla della soffertissima decisione che la sua famiglia ha preso venerdì, lasciando orfana Reggio della sua più importante e longeva catena di mercerie.
Un colorato mondo delle meraviglie fatto di cassetti colmi di bottoni di ogni foggia e materiale, infinite scatoline di perline e strass, alti scaffali di stoffe pregiate, da cui si sono serviti sarti e ricamatori di primaria importanza, ma anche madri che volevano toppe creative per i pantaloni dei bimbi ed eleganti famiglie in cerca di complementi d’arredo. Un labirintico paradiso cui era divertente perdersi, immaginando cosa si sarebbe potuto ricavare da pezze di stoffa, filati, rocchetti e gomitoli di lana; fibbie, e minuterie.. come utilizzare quegli strumenti per il cucito, il ricamo, la maglia ed ogni attività di hand-made, dal patchwork al quilting.
Tutto questo patrimonio di merci – specchio anche degli antichi saperi manuali custoditi dalle clienti – da sabato ha inaugurato la liquidazione totale della merce nei due punti vendita di via Cafiero a Reggio e di via delle Scienze a Montecchio.
Si chiude così un’epopea del commercio iniziata nel 1965 dal montecchiese Rino Casamatti e sua moglie Mirella Sassi di Cavriago, che si sposarono proprio quell’anno, e proseguita negli ultimi trent’anni da loro figlio Davide.
Davide, perché questa scelta?
“I motivi sono vari, tutti importanti. Prima di decidere, abbiamo valutato tutte le opzioni ma questa è al momento la migliore. Innanzitutto i miei genitori sono anziani, ultra-ottantenni, hanno bisogno che io stia loro vicino. Così abbiamo iniziato la svendita totale, fissando a gennaio 2025 la chiusura. Mi prenderò un anno sabbatico, poi riaprirò ma con un progetto differente, con presupposti economici diversi”.
I vostri negozi sono sempre affollati, soprattutto di donne che si dedicano al cucito e all’artigianato artistico…
“Sì, i clienti sono sempre tantissimi. Siamo in via Cafiero da circa quattro anni, ma dopo il Covid l’economia è molto cambiata, per tutti e anche per noi. Pensi che, con la crisi del tessile, di recente a Carpi dopo 80 anni ha chiuso uno dei maggiori produttori di cerniere lampo… Noi abbiamo uno store di mille metri quadrati su due piani; c’è anche il Museo dell’antica sartoria. Si tratta di uno spazio sovradimensionato, e anche molto oneroso come affitto. Tantissimi clienti e fornitori ci stanno chiedendo di non cessare l’attività, ci stanno offrendo altri spazi commerciali. Sto valutando il da farsi. Intanto, finiremo gli ordini che abbiamo raccolto – ad esempio, per la realizzazione di tendaggi – e vendiamo tutto, a partire dai casalinghi”.
A che tipo di progetto sta pensando?
“Di ritornare alle origini: una merceria, con la vendita anche di tessuti. Grazie ai nostri contatti siamo sempre riusciti ad avere le merci migliori, anche stoffe firmate che, rispettando le griffe, non ho mai messo in saldo ma piuttosto restituito ai fornitori. Per questo, siamo molto apprezzati in questo mondo e ci viene chiesto di non chiudere per sempre. Tuttavia c’è bisogno di un ripensamento: le sarte e i sarti ormai non esistono più”.
Come nasce Casamatti?
“Da una parte c’erano i miei genitori, che aprirono la Casa del Bottone a Montecchio, quasi di fronte al Redas. E dall’altra c’era Mode Annika – il nome di mia sorella –, che era una azienda di confezioni che ebbe sede sia a Montecchio che a Bibbiano (la loro ditta confezionava anche gli abiti medievali per il Corteo storico matildico di Quattro Castella, ndr). Era un periodo diverso, c’era ancora la produzione domestica e artigianale di vestiti. Poi nel 1990 aprimmo il punto vendita al numero 3 di via Fano, nella zona Villaggio Foscato-Roncina. Poi arrivarono un nuovo negozio a Montecchio, nel centro commerciale Le Terrazze. E, infine, lo store reggiano nel Centro Volo”.
A questi, negli ultimi anni, si era affiancato il sito web con la vendita online delle merci ma anche negozi a Parma e Scandiano. Da una parte c’era Rino il custode di un vero e proprio museo di bottoni, nappe, applicazioni e fibbie pregiatissimi – specchio dell’Italia d’un tempo eccellenza anche nell’artigianalità nella sartoria. Dall’altra i negozi, che hanno cominciato ad ampliare l’offerta con biancheria e tendaggi, stoviglie e suppellettili per la casa, ma anche oggettistica legata alle festività tanto che Casamatti era diventata una delle mete preferite dei reggiani per comperare addobbi per l’albero e materiali per l’allestimento del presepe.
Quello del 2024, sarà purtroppo l’ultimo Natale in cui si potrà perdersi tra quegli scaffali in cerca di un angelo di feltro o di una ghirlanda intrecciata per decorare la porta. La nostra città, senza Casamatti, rimarrà priva di un altro dei pilastri del commercio di tradizione, più massificata nei consumi e più culturalmente povera.