Un nuovo video, dove si vede Saman Abbas uscire di casa assieme agli indagati e non rientrare più. Sarebbero gli ultimi istanti di vita della ragazza, che secondo la procura è stata uccisa e seppellita nelle campagne dietro la cascina di Novellara dove lavorava tutta la famiglia. Immagini antecedenti, quindi, a quelle già raccontate del 29 aprile dove tre indagati escono e vanno nei campi con in mano due pale e un piede di porco.
Ma il caso della diciottenne pachistana di Novellara non esisterebbe senza il fiuto e l’ostinazione di un singolo carabiniere. E in particolare del maresciallo della stazione di Novellara.
Saman Abbas era già uscita dalla comunità bolognese altre due volte prima dell’11 aprile. A Bologna, infatti, risultano tre denunce di allontanamento volontario a suo nome. L’ultima è appunto quella dell’11 aprile. Da lì trascorrono quasi dieci giorni prima che ci sia una sostanziale novità. Tra il 20 e il 21 aprile, infatti, il maresciallo della stazione di Novellara viene a sapere che la ragazza non è più in comunità e così va a bussare alla porta della cascina davanti all’azienda agricola Bartoli. E la trova lì, di nuovo in casa dei genitori. E’ questo l’ultimo momento in cui Saman Abbas è stata vista da qualcuno al di fuori della famiglia. I carabinieri di Bologna a quel punto chiudono il fascicolo della denuncia, dato che la ragazza è stata ritrovata.
La giovane dice al maresciallo di essere tornata per poter prendere i documenti, ora che è maggiorenne. Le sue intenzioni sono confuse, come quelle di tutte le ragazze adolescenti. Ma nel caso di Saman ancora di più, dopo la traumatica frattura con la famiglia e l’esperienza in una casa protetta. E così è lui, il militare, a insistere perché esca al più presto da lì ed entri in un nuovo progetto di protezione. Parte la chiamata ai servizi sociali dell’Unione Bassa reggiana.
A questo punto inizia l’iter per trovare una nuova sistemazione per Saman. I giorni passano e la ragazza rimane in casa, senza che nessun altro la contatti dal mondo esterno. E’ il 3 di maggio quando i servizi sociali si presentano davanti a casa Abbas e suonano alla porta. Con loro hanno la proposta da fare a Saman: un altro progetto che la porti via da lì, al più presto. Ma ciò che non sanno gli assistenti sociali è che a quel punto è già troppo tardi.
La ripresa video che immortala i tre uomini uscire nei campi con le pale e il piede di porco è della sera del 29 aprile, quattro giorni prima. La casa è vuota e abbandonata. I genitori sono presumibilmente partiti l’1 maggio alla mattina. Qualche giorno dopo, invece, se ne sono andati lo zio e i due cugini. Tornando al lunedì 3 maggio quindi, i servizi avvertono i carabinieri che non c’è nessuno in casa. E il solito maresciallo non si accontenta della versione raccontata dal padre Shabbar al titolare dell’azienda Ivan Bartoli: tutti tornati in Pakistan per accudire una parente. Due giorni dopo, il 5 maggio, i militari si presentano di nuovo alla porta di casa Abbas e non trovano nessuno. Scatta l’allarme e da lì inizia un’indagine per omicidio e occultamento di cadavere che, senza il presentimento di un carabiniere, oggi non esisterebbe affatto.
Saverio Migliari