di Alessandra Codeluppi
Diventa sempre più intricato il quadro delle contese intorno a Saman Abbas, la diciottenne sparita da Novellara. Ora spunta, infatti, un suo possibile nuovo pretendente: un terzo uomo, oltre al ragazzo che lei avrebbe dovuto sposare in Pakistan per volontà dei genitori, ma che lei non voleva, e a quello con cui si era fidanzata in Italia, osteggiata dalla famiglia. Quest’ultimo, Saqib Ayub, 21 anni, sentito ieri in tribunale, ha fatto il nome di un altro che, a suo dire, aveva mire su di lei e puntava a sposarla: Ikram Ijaz, il 28enne cugino di Saman, finora l’unico arrestato tra i cinque indagati, colui che ha negato ogni responsabilità nella scomparsa della giovane e che si trova in custodia cautelare alla Pulce. Questa possibile circostanza non era mai emersa prima d’ora, dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti. Fuori dall’aula, i difensori di Ikram, gli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella, non si sono soffermati su circostanze specifiche, ma hanno detto di aver sollevato "numerose contestazioni".
In tre ore di incidente probatorio - udienza in cui è stata cristallizzata la sua versione in vista del processo - davanti al gip Luca Ramponi, il fidanzato di Saman ha ripercorso tutta la loro storia d’amore, ricostruendo i fatti in un modo ritenuto però non attendibile dalle difese, che lo hanno tempestato di domande. Sentito dagli inquirenti come testimone, il fratello di Saman, di 16 anni, aveva detto di aver avuto uno scontro con lui in alcuni messaggi perché, a suo dire, Saqib aveva offeso lui e la sua famiglia. Il conflitto sarebbe nato dal fatto che il 16enne non avrebbe gradito, al pari dei suoi genitori, che la sorella si fidanzasse con lui. Tuttavia in aula ieri il 21enne ha negato, sostenendo di non aver avuto contatti con lui neppure tramite messaggi. E lo ha descritto come un uomo della famiglia, che, padre a parte, aveva comunque un suo peso.
"Ci sono state tante contestazioni perché sono emerse numerose contraddizioni nel racconto di Saqib – afferma l’avvocato Lalla Gherpelli, difensore dello zio Danish Hasnain –. Va verificata l’attendibilità di entrambi, perché uno ha detto una cosa e l’altro l’ha smentita. Comunque sono rimasta delusa perché non ho sentito nel suo racconto quella genuinità e quel romanticismo che mi sarei aspettata". L’avvocato Claudio Falleti, che tutela Saqib, ha respinto le critiche dei difensori: "Saqib ha ribadito ciò che aveva dichiarato come testimone. E se anche ha aggiunto qualche particolare in più, non è certo un reato se racconta la verità. Tutto ciò che ha detto trova riscontro nel fascicolo d’indagine. Peraltro – puntualizza – tutti i telefoni di Saqib sono stati presi dagli inquirenti e possono essere analizzati: eventuali contraddizioni emergeranno". Una mossa che ora le difese intendono fare, è proprio vagliare con attenzione il contenuto dei messaggi telefonici, per verificare la credibilità del fidanzato di Saman, dopo che ieri ha confermato le accuse già lanciate più volte pubblicamente, come le minacce ricevute da lui e anche dalla sua famiglia durante la spedizione del padre di Saman in Pakistan.
Ma ieri lui si è soffermato soprattutto sullo zio Hasnain, attribuendogli un ruolo pericoloso. A domanda di un difensore, il giovane ha anche confermato quanto già anticipato al Carlino, ovvero la sua volontà di costituirsi pare civile. Il legale, fuori dall’aula, ha voluto però dire che "Saqib non sta a puntare il dito per cercare un colpevole, mentre si è cercato di minarne la credibilità". Saqib ha anche di nuovo sostenuto che i carabinieri non abbiano dato seguito con prontezza all’allarme da lui lanciato nelle sue denunce e si è lamentato sulla stesura di alcuni verbali che contenevano sue dichiarazioni.
Il giovane, fuori dall’aula, ha ribadito di sperare che Saman sia ancora viva: "Secondo me è sotto sequestro". Insieme al suo amico e mediatore culturale Zafran Mohammad, ha detto di aver ricevuto "minacce su profili social con parolacce e inviti a scappare il più lontano possibile", da loro attribuiti al padre di Saman, gli ultimi "una settimana fa".
Più cauto l’avvocato Falleti: "Stiamo segnalando ogni messaggio sospetto agli inquirenti, per verificare se si tratti di mitomani o se ci siano altri responsabili". Auspica che la Procura abbia individuato "altre direzioni in cui indagare: se dopo due mesi di ricerche a Novellara non si è trovato il corpo di Saman, è giusto cercarla altrove".