Caso Impellizzeri, le figlie pronte al test del Dna

Lunedì il confronto con le tracce biologiche dei resti trovati quest’estate dietro un casolare. L’uomo risulta scomparso dal 2014

Caso Impellizzeri, le figlie pronte al test del Dna

Caso Impellizzeri, le figlie pronte al test del Dna

Nel Dna una delle chiavi di volta per risolvere il caso di Gaetano Impellizzeri, l’agente di commercio siciliano scomparso da Bergamo il 10 febbraio 2014, e a cui potrebbe appartenere il corpo scheletrito che il 12 luglio scorso è riemerso da una fossa scavata sul retro di un casolare, nelle campagne di Castelnovo Sotto. Lunedì inizierà la comparazione tra le tracce biologiche estratte dai resti e il Dna ottenuto dai campioni di saliva forniti dalle figlie Eleonora Chiara ed Alessia. L’analisi, intesa ad accertare l’identità del cadavere, verrà svolta all’interno dei laboratori dei carabinieri del Ris di Parma, nelle forme dell’accertamento tecnico non ripetibile.

L’avvocato Giuseppe Accardo, del foro di Marsala, legale della famiglia dello scomparso, ieri ha comunicato che sta svolgendo indagini difensive per meglio precisare i contorni di una vicenda che è ancora avvolta dal mistero. Si sa ad esempio che i carabinieri sono stati condotti sul retro del cascinale via Casanova da "qualcuno che sapeva" e che dopo 9 anni, nell’ambito di un’altra indagine per omicidio, ha indicato con precisione dove andare a scavare. Il collaborante avrebbe anche spiegato che il delitto avvenne non distante e fu eseguito con un’arma da fuoco clandestina. Tant’è che gli inquirenti sono andati a colpo sicuro, scoprendo in poche ore il cadavere sepolto sotto 50 centimetri di terra accanto ad uno stallino.

Eleonora Chiara ed Alessia osservano lo svolgersi dell’inchiesta con pazienza, mantenendo nel loro cuore accesa la fiamma della speranza che quello scheletro non sia di loro padre. L’inchiesta del nucleo investigativo dell’Arma, coordinata dal pm Giacomo Forte e dal procuratore Gaetano Calogero Paci è in fase di costante sviluppo. Gli indagati ad oggi sarebbero tre (uomini, siciliani, legati ad ambienti criminali ma non mafiosi), ed i reati ipotizzati sono l’omicidio volontario, l’occultamento di cadavere, porto di arma illegale, e l’aver commesso il delitto per nascondere un altro reato.

Dieci anni fa Impellizzeri, allora un ingenuo 47enne con problemi finanziari, aveva iniziato a collaborare con un’azienda che gestiva in Lombardia una rete di autosaloni: importava auto da Madeira, in Spagna e le rivendeva, ma il suo sogno era mettersi in proprio. Secondo la procura, in questo contesto entrò entrato in contatto - forse inconsapevolmente - con soggetti siciliani di ambienti criminali. E forse fece o vide qualcosa che non avrebbe dovuto.

Francesca Chilloni