"Sviluppo e crescita non significano necessariamente garanzia dei diritti; la schiavitù continua ad esistere in forme più subdole". Parole, quelle dell’assessore alla Legalità Nicola Tria, pesanti da accettare per chiunque pensi che il nostro territorio sia un piccolo paradiso: al contrario, l’Emilia-Romagna non è purtroppo esente da fenomeni di sfruttamento lavorativo, in particolare nel mondo dell’agricoltura. Proprio ieri mattina, Confcooperative ha ospitato il quinto seminario di Rural Social Act, un progetto che si inserisce nel Piano Triennale 2020-2022 di Contrasto al Caporalato con l’obiettivo di diffondere sempre più un tipo di agricoltura sostenibile ed etica. Rural Social ACT promuove infatti la Rete del lavoro agricolo di qualità, puntando sul modello vincente dell’Agricoltura Sociale. "Un problema del genere deve essere affrontato non solo con azioni di repressione – ha spiegato Corrado Franci, coordinatore nazionale di Rural Social Act - ma sensibilizzando i lavoratori stessi, le aziende e i consumatori".
LE VITTIME
Le persone colpite hanno alle spalle situazioni di fragilità e precarietà, in particolare migranti extracomunitari o giovani disoccupati, che accettano orari massacranti e salari minimi perché credono non esserci alternativa. Negli ultimi anni è infatti emerso come il nostro sistema economico sia in realtà fragile, con forti infiltrazioni di organizzazioni criminali anche a stampo mafioso che guadagnano sulla fatica di persone indifese e impaurite.
I NUMERI
Purtroppo sono ancora poche le aziende iscritte alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Ad oggi vi sono in tutta Italia 5310 aziende aderenti sulle oltre 120 mila che occupano manodopera: dall’Emilia-Romagna emergono 1244 imprese iscritte, delle quali 102 reggiane. Sempre in Regione, le persone prese in carico per sfruttamento lavorativo dai diversi progetti attivi sul territorio, sono ora al 25% rispetto al 6% del 2015.
LE ALTERNATIVE
Sul nostro territorio provinciale, una buona parte operativa al contrasto dello sfruttamento sul lavoro è portata avanti dalla Papa Giovanni XXIII; l’associazione, infatti, presenta numerosi spazi di prossimità per l’ascolto e l’accoglienza delle vittime. In città anche CIA Agricoltori Reggiani fornisce uno sportello di consulenza ai lavoratori. L’obiettivo è quello di rendere le persone consapevoli dei propri diritti e non più da soli nell’affrontare le difficoltà. Inoltre, compaiono esempi di un’agricoltura alternativa che punta all’inclusione sociale, oltre che alla sostenibilità ambientale e alla legalità: tra questi barlumi si contano l’associazione Rurali Reggiani e le cooperative La Lucerna e La Collina.
Maya Menozzi