BENEDETTA SALSI
Cronaca

Caos al pronto soccorso. Dopo la rissa in centro le botte all’ospedale. Due operatori feriti

Lo scontro fra bande di venerdì sera in via Roma è proseguito al triage. Sos della Cisl: "Pugni, calci, telefoni in testa. Non se ne può più. Il carico di lavoro non ha mai sosta e il Cau non ha aiutato".

Lo scontro fra bande di venerdì sera in via Roma è proseguito al triage. Sos della Cisl: "Pugni, calci, telefoni in testa. Non se ne può più. Il carico di lavoro non ha mai sosta e il Cau non ha aiutato".

Lo scontro fra bande di venerdì sera in via Roma è proseguito al triage. Sos della Cisl: "Pugni, calci, telefoni in testa. Non se ne può più. Il carico di lavoro non ha mai sosta e il Cau non ha aiutato".

Prima le coltellate in via Roma, in pieno giorno, intorno alle 19 di venerdì, davanti agli occhi attoniti dei passanti. Poi la furia è proseguita al pronto soccorso del Santa Maria Nuova, dove uno di loro era stato portato in automedica con un ferita profonda 13 centimetri. Altri tre rimasti coinvolti nella rissa – tutti giovanissimi, nordafricani – sono arrivati all’ospedale in autonomia. E da lì è ricominciata la furia. Con un infermiere e una barelliera che stati aggrediti dai balordi.

"Una rissa esagerata. Ora basta". Parole esauste dell’ennesimo operatorio sanitario coinvolto nell’aggressione.

Pugni. Calci. Telefoni in testa. Uno scontro tra bande che dal centro storico si è spostato al pronto soccorso.

"C’è stata una rissa in centro e sono arrivati qui chi in autonomia chi con i mezzi di soccorso. Le varie gang hanno iniziato a picchiarsi in triage: pugni calci, telefoni in testa. C’era sangue ovunque", racconta uno dei sanitari che stava facendo il turno di notte. Il risultato? Un infermiere 30enne e una barelliera dipendente di Cidas, società che ha vinto gli appalti per i trasporti interni, hanno riportato contusioni al braccio e alla testa. Entrambi stavano medicando il ferito giunto per primo dalla rissa di via Roma quando sono corsi a sedare la zuffa che era cominciata nella sala d’aspetto partita tra gli altri contendenti.

"Esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi coinvolti in questo fatto di cronaca che – commenta Alberto Ansaloni, della Cisl Fp Emilia Centrale –, come accaduto anche in passato sia al Santa Maria che sugli altri ospedali della provincia, mette a rischio la salute di chi lavora per curare tutti noi e di tutti i pazienti che accedono in modo civile all’ospedale. Per tentare di fermare queste situazioni occorre rivalutare una maggior apertura del posto di polizia all’interno dell’ospedale, oggi presente solo alla mattina".

Le "difficoltà del pronto soccorso sono persistenti e il carico di lavoro non ha mai sosta. Poi arrivano situazioni come queste che deflagrano in un contesto di lavoro già complesso nella sua attività ordinaria", proseguono i sindacalisti.

"Nei giorni scorsi – riprende Ansaloni – sono stati riportati alcuni dati dell’attività dei Cau. Premettendo il massimo impegno dei colleghi che da quasi 9 mesi si stanno impegnano al massimo su questo servizio, dal nostro punto di vista l’apporto al Ps, in termini di riduzione degli accessi ancora non si è visto. Il problema è complesso ma occorre che il Cau diventi nei fatti un’alternativa alle richieste di cura evitando il più possibile recarsi per le visite improprie al Ps. A oggi non è ancora così. Le soluzioni? La prima, logistica, consiste nell’avvicinarlo alla zona ospedaliera in modo che chi ha situazioni non gravi possa essere indirizzato da subito a un servizio dove la presa in carico è più rapida ed efficace".

Pur consapevoli della carenza di personale sanitario, prosegue, "in periodi di forte accesso può essere utile potenziare il servizio e in particolare triage, assegnare un codice di gravità e di monitorane lo stato di salute fino alla visita. Il personale non ce la fa più. Una soluzione parziale, stante la nota difficoltà di assunzione, può essere l’introduzione di un collega che coadiuvi il triagista nel monitoraggio dei pazienti".