YLENIA ROCCO
Cronaca

Calendario dei volontari in regalo con il Carlino. Tra le associazioni,. I Clown dell’Ospedale

Anche quest’anno alla vigilia di Natale verrà distribuito il nostro omaggio. Marisa Lanzi, presidente dei Clown, racconta la loro storia . .

Marisa Lanzi assieme ai suoi amici volontari dell’associazione I Clown dell’Ospedale

Marisa Lanzi assieme ai suoi amici volontari dell’associazione I Clown dell’Ospedale

Martedì 24, alla vigilia di Natale, in edicola verrà distribuito in abbinamento gratuito, acquistando una copia del nostro giornale, il calendario del volontariato della nostra città. Le foto, firmate da Stefano Rossi, in ogni mese ospiteranno i volti delle persone che dedicano le proprie risorse a rendere la nostra provincia migliore.

Tra le associazioni coinvolte quest’anno troverete anche quella de I Clown dell’Ospedale, dove Marisa Lanzi è presidente. "Sono diventata un clown vent’anni fa, decisi di chiamarmi Sinfonia, perché ho sempre amato la musica". Il percorso nel mondo del volontariato di Marisa Lanzi inizia nel 2000, quando decide di avvicinarsi a quelli che sono gli interventi di clownterapia, cioè l’applicazione di tecniche di clownerie in ambito sanitario, allo scopo di migliorare l’umore dei pazienti, familiari e accompagnatori.

Oggi Marisa Lanzi è presidente dell’associazione, che conta una squadra di 13 clown dal naso rosso e i vestiti colorati. "Andavo a fare volontariato a Bologna, perché negli ospedali di Reggio ancora non esistevano i clown – racconta –. È stato difficile all’inizio, le persone non capivano il nostro scopo; ci dicevano ‘ma cosa c’è da ridere, siamo in un ospedale’. Abbiamo ricevuto tanti rifiuti, dai pazienti e dai parenti". Fino a quando le cose non sono cambiate. "Nelle camere composte da tre persone capitava spesso che almeno uno non volesse interagire, magari si nascondeva dietro ad un libro. Ma, altrettanto spesso, lo sguardo alla fine usciva da quelle pagine e incontrava i nostri. E lì diventava parte del gruppo".

Così Lanzi inizia a ragionare su Reggio, dove proprio all’arcispedale Santa Maria Nuova viene istituita la prima associazione dei clown, ‘Viviamo in Positivo’. "Ad un certo punto però decidiamo di volerci dedicare agli adulti, perché è un mondo più abbandonato: se per i bambini esistono tante associazioni, per l’adulto si pensa che la leggerezza non sia importante. Invece hanno tanto bisogno di raccontarsi e di sentirsi leggeri senza sentirsi ridicoli". Ed è l’ospedale Franchini di Montecchio ad aprire le porte ai clown dei reparti: "A quei tempi c’era ancora il primario Pier Antonio Magnani che condivideva con noi lo stesso sogno, e anche lui alla fine divenne un clown della squadra". Così è nata l’associazione I Clown dell’Ospedale.

"Entravamo nei reparti rivolgendoci prima alla caposala, per chiedere il permesso di entrare in tutte le stanze. – spiega Lanzi –. Non sempre tutte le giornate sono buone per scambiare due risate: abbiamo incontrato pazienti per diverse settimane, poi però capitava quella in cui non avevano voglia. Ed era giusto così. Nel frattemo sono nati tanti legami forti: una famiglia di un paziente con cui avevamo scambiato dei bei momenti di leggerezza, ci ha voluti nella camera mortuaria per l’ultimo saluto".

Il Covid però ha interrotto tutto e ha svestito i clown. "Durante il periodo della pandemia la nostra figura, giustamente, non è stata ritenuta importante", spiega Lanzi. Ma da allora non hanno fatto più rientro in corsia. "Stiamo aspettando una nuova convenzione, tra ospedali e associazioni. Nel frattempo abbiamo già ripreso gli incontri di gruppo con la psicologa per la preparazione: è importante capire che non dobbiamo fare i pagliacci ma donare emozioni e coccole. Per il momento abbiamo rivolto il nostro servizio a qualche casa di riposo, anche se è un modo di essere clown differente".

La paura più grande di Marisa Lanzi è di non poter più donare un sorriso a chi oggi è in ospedale a portare avanti la propria battaglia: "Il timore è di sprecare un valore che vorremmo donare alla comunità, per questo vogliamo farci trovare pronti, perché ci siamo stati e ci saremo".