La morte del bimbo nato morto all’ottavo mese di gravidanza è una tragedia che ha sconvolto la montagna. La chiusura del punto nascite, seguita dalle proteste e infine dalle promesse - per ora non mantenute - di una riapertura, si è incrociata con una tragedia che molti attribuiscono, almeno come aumento del rischio, all’impossibilità di intervenire all’ospedale Sant’Anna.
Il sindaco di Castelnovo Monti, Enrico Bini, dopo il dramma del piccolo morto ha parole durissime sulla situazione dell’ospedale montanaro e con la maggioranza della sua amministrazione comunale dà pieno appoggio alle posizioni espresse ieri da Carlo Boni. Una mamma si è trovata in difficoltà, ma anzichè poter avere al Sant’Anna un cesareo d’urgenza e un’assistenza immediata, ha dovuto affrontare un viaggio in ambulanza verso l’ospedale di Reggio.
"A nome di tutta la maggioranza, esprimo pieno appoggio a quanto affermato pubblicamente dal capogruppo e medico pediatra Carlo Boni: la chiusura del Punto nascite resta una ferita non sanata per il nostro territorio, e un caso come quello che si è verificato non fa che riaprirla in modo estremamente doloroso, tanto più a fronte delle promesse, ribadite in più occasioni, di una riapertura del servizio".
Promesse lanciate anche dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ma rimaste finora soltanto parole alle quali non sono seguite iniziative concrete. "Comprendiamo - incalza Bini - che nel mezzo tra quelle promesse e il presente c’è stata una pandemia che nessuno poteva prevedere, ma ora la pandemia è superata, chiediamo all’Ausl e alla Regione di riprendere in mano il tema con serietà e senso di responsabilità: sappiamo che gli strascichi del Covid sul sistema sanitario nazionale, e della nostra regione in particolare, continuano a essere molto pesanti, ma non è pensabile ragionare di servizi sanitari in termini di budget, taglio dei costi, riduzione del personale. Non quando si parla della vita delle persone e della sopravvivenza di un territorio".
La logica dei costi si scontra con la stessa natura del territorio montanaro, dove le distanze spesso rappresentano un problema e chi necessita di un’immediata assistenza deve trovarla sul posto. Peraltro non si tratta del primo episodio di trasferimenti urgenti di partorienti da Castelnovo al capoluogo.
"Quello che è accaduto nei giorni scorsi, ma anche altri episodi precedenti solo per fortuna conclusi senza conseguenze drammatiche, dimostrano che la chiusura del punto nascite non ha portato alle previste condizioni di sicurezza per partorienti e neonati, anzi - conclude il sindaco Enrico Bini -. La scelta fu sbagliata, su questo ormai concordano tutti, quindi è ora di rimediare a quell’errore".
Dal primo cittadino arriva un messaggio chiaro a Regione e Ausl: non c’è più spazio per le parole, dopo una tragedia. Ora la responsabilità di mantenere le promesse è sulle spalle del presidente della Regione.
Ieri abbiamo provato a chiedere un commento: dalla Regione ci hanno confermato che resta l’impegno per riaprire il reparto, ma non ci sono passi avanti rispetto ai mesi scorsi. Mentre sulla drammatica vicenda del bimbo nato morto, la Regione concorda con la posizione espressa dall’Ausl.
Settimo Baisi