Bibbiano, un’assistente sociale in aula sul caso-pilota: "La scelta di allontanare la piccola fu fatta dall’equipe"

Nel processo sugli affidi illeciti di bambini, un'assistente sociale ha testimoniato su presunte pressioni per allontanare una bambina dai nonni. Contraddizioni emerse sulle decisioni prese.

Bibbiano, un’assistente sociale in aula sul caso-pilota: "La scelta di allontanare la piccola fu fatta dall’equipe"

Nel processo sugli affidi illeciti di bambini, un'assistente sociale ha testimoniato su presunte pressioni per allontanare una bambina dai nonni. Contraddizioni emerse sulle decisioni prese.

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini, si è conclusa mercoledì la deposizione un’assistente sociale che in passato lavorò in Val d’Enza, citata come teste dal pm Valentina Salvi (foto). Nelle risposte all’avvocato Rossella Ognibene, codifensore dell’ex responsabile dei servizi sociali Federica Anghinolfi, si è scavato nella complessa vicenda della bambina considerata il caso-pilota, che fu allontanata dai nonni l’11 aprile 2018. Di fronte alla segnalazione di un sospetto abuso sessuale su di lei da parte del compagno della madre, la teste ha confermato che i servizi dovevano aggiornare la situazione della bambina. Il 28 febbraio 2018 si riuni l’équipe dei servizi sociali. La teste dice di aver redatto quel giorno la relazione sulla minore, secondo la tesi investigativa su pressione di Anghinolfi e che poi avrebbe portato al suo distacco dai nonni. La teste ha riferito in aula che "le decisioni venivano condivise in équipe: dovevamo aggiornare il suo caso, al di là degli ultimi elementi emersi. Anghinolfi disse che serviva la relazione quel giorno". L’avvocato ha però rilevato che la teste, davanti al giudice del lavoro, nel novembre 2022 (nella causa promossa contro il licenziamento della ex responsabile) aveva detto che la decisione di chiedere l’allontanamento della piccola "fu presa dall’équipe. Io non ero d’accordo sul fatto di domandarlo subito, senza approfondire. Mi hanno però detto che doveva essere chiesto subito. Non ricordo chi me lo abbia detto, ma è stata una decisione degli altri membri dall’équipe". Sul motivo della discrasia sui ricordi emersi in udienza davanti al collegio e quelli due due anni fa, "non so spiegarmi il perché". Ognibene ha chiesto se anche durante l’equipe lei avesse chiesto informazioni ai colleghi su come completare i contenuti. La teste risponde che "le consegne che aveva erano precedenti, quel giorno non mi pare". La teste ricordava che Anghinolfi il 28 fosse presente all’équipe. Ma il legale ha letto una chat in cui l’allora responsabile, quel giorno, scriveva di essere a casa. Poi il pm Salvi ha detto che vi sono messaggi di fine marzo-aprile 2018, quando la teste non aveva più la gestione diretta del caso, da cui emergeva che lei non aveva più un’opinione così positiva sulla famiglia della minore e che poi era favorevole alla messa in protezione della bambina. Lei dice che veniva aggiornata a voce dall’assistente sociale Annalisa Scalabrini: "Era stato formalizzato l’affido ai nonni che però non andava bene e dovevano cambiare il progetto. Non ci fu un fatto specifico, ma il racconto di come andavano le cose".

Alessandra Codeluppi