ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Bibbiano, psicologo in aula: "La bimba stava bene"

Il caso della piccola affidata a una coppia di donne: ascoltato il teste Bresciani

Bibbiano,  psicologo  in aula: "La bimba stava bene"

Il pubblico ministero Valentina Salvi

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini, che conta 17 imputati, è stato ascoltato uno degli ultimi testimoni citati dalla Procura, lo psicologo Giuseppe Bresciani, che stilò come perito quattro relazioni per il tribunale su una bambina che fu affidata a una coppia di donne, allora unite da una relazione, Fadja Bassmaj e Daniela Bedogni, a processo. Tra le accuse mosse, c’è quella che cinque imputati avrebbero palesato al perito circostanze false sulla minore, inducendolo così a riportare elementi erronei sulla sua famiglia. "Ho conosciuto le due affidatarie", alle quali si contesta anche il reato di maltrattamenti. "Si presentarono come supporto per la minore che si trovava in difficoltà familiare – ha detto Bresciani – e mi descrivevano una vita ordinaria. Quando parlavo con la minore, mi sembrava che lei si trovasse molto bene con loro". A proposito della perizia fatta con la bambina, Bresciani rileva: "Nella mia carriera è stato il caso più lungo: mi colpì che emergevano elementi sempre aggiuntivi rispetto al disagio della bambina e le figure genitoriali rimanevano sempre più sullo sfondo rispetto al quesito iniziale. Mi venivano confermati anche dalla bambina stessa: nel secondo incidente probatorio, io dissi alla minore, forse davanti al giudice Cristina Beretti, che mi aveva riportato un disagio sul piano sessuale. La bambina mi parlava di un buon rapporto con le affidatarie, si fidava di loro. Ascoltandola, anch’io mi fidavo di ciò che mi veniva detto". Il perito riporta che gli fu detto "che lei aveva atteggiamenti sessualizzati, che non io ho mai visto. Le fu anche chiesto se avesse visto cose sul pc. Le affidatarie mi dissero che la minore aveva una particolare curiosità sul loro rapporto. E loro indicavano che il loro rapporto era una cosa, quello con la bambina era altro: i due ambiti erano molto separati, mi sembrò una misura protettiva verso di lei". Il pubblico ministero Valentina Salvi ha detto che "nella prima perizia non risultava menzionata una relazione del 26 settembre 2016 fatta da due educatrici imputate: si dice che la bambina voleva tornare a casa dai genitori. E che vi era un passaggio su una telefonata tra minore e mamma in cui parlava di bellissime emozioni". Il teste non rammenta. E poi precisa che la paura dei mostri da parte della bambina "rimase generica, non diretta a familiari o assistenti sociali, e ciò stimolava il fatto di voler indagare meglio". Sulla circostanza della casa di origine trascurata descritta dai servizi sociali, "ma su cui la madre – dice il pm – disse cose diverse", Bresciani riferisce che "mi fu descritta così. Basai le mie valutazioni su ciò che mi fu riportato". Il pm Salvi ha chiesto se "il fatto che lei volesse tornare a casa avrebbe avuto qualche rilevanza sulle sue conclusioni come perito". Bresciani risponde: "Ipoteticamente sì. Mi hanno colpito le lettere della bambina ai genitori che mi avete mostrato. Lasciano intendere un’affettività importante e un bisogno di vederli. La prima relazione era sulla capacità testimoniale: su questa non avrebbe inciso, ma magari sulle relazioni successive riguardanti la testimonianza della bimba in incidente probatorio".