Reggio Emilia, 22 gennaio 2022 - ’Scuola diffusa’ è nata in una delle fasi più critiche di questa pandemia, ma Reggio ha cercato subito di andare ben oltre la necessità di distanziamento. "Porteremo sempre nel cuore quei bambini che, con la città chiusa, erano felici di andare a scuola", ricorda sorridendo Raffaella Curioni, assessore comunale all’Educazione. Oggi, il progetto è una proposta didattica degna di essere diffusa su scala nazionale. Il che significa che quest’ersperienza potrà diventare un esempio per altri territori del nostro Paese, superando i confini reggiani. Nel 2020-2021 erano stati coinvolti 11 istituti su 12 presenti in città, 19 plessi su 54, 49 classi e 1.150 alunni. Per l’anno scolastico 2021-2022 sono stati inseriti 10 istituti su 12, 15 plessi su 54, 37 classi e 925 alunni. Il totale nei due anni è di ben 12 patti educativi e, per i mesi futuri, l’obiettivo è di estendersi ancora di più.
È così che, con orgoglio, l’amministrazione comunale ha annunciato che finalmente è stato siglato un vero e proprio protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione. "Oltre ai significati storici, viste le eccellenze di Reggio nel sistema educativo, questo protocollo è il riconoscimento ministeriale per un’esperienza didattica e educativa in uno dei momenti più difficili nella storia dal dopoguerra in poi", ha detto il sindaco Luca Vecchi dedicando il risultato anche a tutti i dirigenti, agli insegnanti e alle ragazze e ragazzi che hanno contribuito a concretizzare questo successo. "Non avremmo raggiunto questo risultato senza la collaborazione di tutto il sistema scolastico in una fase delicatissima dal punto di vista gestionale e organizzativo", continua il primo cittadino riferendosi all’ennesima ondata pandemica.
Ma è ora di smetterla di considerare la scuola come principale veicolo dei contagi: "Questo protocollo è una bellissima cartolina di Reggio che io ho toccato con mano", conclude ricordando i sorrisi dei bambini all’interno di agriturismi, associazioni culturali, musei o centri sociali.
Perché ’Scuola diffusa’, oggi, è un progetto che propone ’nuove opportunità didattiche oltre l’emergenza sanitaria’ - questo il nome - e vuole riflettere una nuova idea di scuola, ripensando lo spazio pubblico in chiave educativa. Andando oltre, se necessario, alle idee di Maria Montessori, di Loris Malaguzzi e Gianni Rodari ma partendo da quelle, ripensate in un momento di complessità quotidiana ma capaci di portare innovazione. All’ufficializzazione del protocollo, Stefano Versari, capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del ministero dell’Istruzione, ha infati sottolineato come l’intesa non sia nata solo come un gesto di gratitudine per un’iniziativa positiva ma, anzi, come "un intervento di scuola aperta che ci sembra non solo interessante ma anche riproducibile in altre realtà".
Ecco perché Reggio metterà a disposizione anche un gruppo interdisciplinare e multi professionale per accompagnare altre scuole che vogliano sperimentare esperienze analoghe. Un risultato reso possibile grazie a tutti coloro che "hanno lavorato insieme per trovare spazi per nuove frome di apprendimento e di didattica innovativa, fuoriuscendo dagli spazi tradizionali e aprendo le porte a un nuovo curriculum scolastico", ha ribadito Curioni. Proprio così Reggio Emilia darà un importante conributo all’intero sistema scolastico italiano. Questa è la vera sfida: replicare e diffondere il modello, anche in territori con condizioni diverse, rendendo altre città un ’metacontesto’ di apprendimento a beneficio dei bambini e della comunità didattica.
"La tradizione scolastica di Reggio, o comunque quella dell’Emilia-Romagna, ha pochi eguali", ha detto Paolo Bernardi, dirigente dell’ufficio scolastico territoriale. Sono proprio le competenze e le qualità del nostro sistema che hanno permesso "a questo anno scolastico di procedere regolarmente seppur con tutte le difficoltà del caso". "Speriamo che questo ’anno di ponte’ ci porti dall’emergenza a una nuova normalità", chiosa Bernardi, unendosi alla speranza del sindaco: andare oltre la Dad, grazie anche all’esperienza di ’Scuola diffusa’.