REDAZIONE REGGIO EMILIA

’Baluardi di legalità’ contro le mafie: "È affare di tutti la responsabilità della propria vita sociale"

L’incontro con gli studenti organizzato da Comune, Consulta e Unimore al centro Malaguzzi. Il procuratore Paci: "Perché poi lo Stato arriva sempre e il successo effimero viene spazzato via".

’Baluardi di legalità’, il. convegno che nella mattinata di ieri si è tenuto al centro internazionale Malaguzzi

’Baluardi di legalità’, il. convegno che nella mattinata di ieri si è tenuto al centro internazionale Malaguzzi

’Baluardi di legalità’ è stato il titolo di un convegno – promosso dal Comune di Reggio, in collaborazione con Unimore e Consulta della legalità e rivolto in particolare alle nuove generazioni, agli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori e della facoltà di giurisprudenza – che nella mattinata di ieri si è tenuto al centro internazionale Malaguzzi.

Dopo il saluto del sindaco Marco Massari, di Marwa Mahmoud, assessora alle Politiche educative, e di Francesca Bedogni, vicepresidente della Provincia con delega alla scuola, è stata la volta degli interventi di Chiara Spaccapelo, professoressa di diritto processuale civile di Giurisprudenza a Unimore, Calogero Gaetano Paci, procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, e Pierpaolo Bruni, magistrato a capo della Procura di Santa Maria Capua Vetere, collegato on line.

Obiettivo degli interventi è stato mettere a fuoco comportamenti e scelte quotidiane ispirate alla legalità e al rispetto della convivenza civile.

"Se si è consapevoli dell’importanza della nostra vita – ha detto Chiara Spaccapelo – è allora necessario vivere nel rispetto delle regole. Qualsiasi lavoro si faccio. Ma è anche possibile scegliere la legalità attraverso la professione che si vuole fare: nelle forse dell’ordine, in magistratura, al servizio della legge".

Incisivo l’intervento del procuratore capo Paci: "Voi ragazzi di oggi, che vivete in questa realtà reggiana, siete molto fortunati. Io ho fatto le vostre stesse esperienze scolastiche, tra il 78 e l’83. Frequentavo, in un piccolo paese della Sicilia, il liceo scientifico che si trovava in un palazzo privato e non assomigliava certo alle strutture che voi frequentate. Ma il punto non è il contenitore. Nessuno veniva a parlarci di legalità, bene comune. Di criminalità e di mafia. A differenza di voi io sono cresciuto in un contesto di mafia. Il mio compagno di banco al liceo era un ragazzo che venne poi affiliato a una cosca mafiosa e che rimase ucciso in un conflitto a fuoco, dopo essersi macchiato di orribili crimini, tra cui l’omicidio del giudice Nino Saetta. Giocavo a pallone con l’esecutore materiale dell’assassinio di Rosario Livatino. La nostra era una piccola comunità, la prossimità tra gente onesta e criminali era stretta. Sarebbe bastato poco farsi lusingare da guadagni facili. Gli insegnamenti di mio padre, un bracciante di grande onestà, e dei miei insegnanti mi hanno fatto capire che è affare di tutti la responsabilità della propria vita sociale".

Le scorciatoie e il compromesso sono stati gli aspetti che Pierpaolo Bruni ha indicato ai ragazzi come strade da non percorrere: "Perché poi lo Stato arriva, sempre, e il successo effimero viene spazzato via".

Stella Bonfrisco