LARA MARIA FERRARI
Cronaca

Baldi racconta la Terra "Sono figlia del ’900 La mia arte piena di tessuti e matite"

L’illustratrice e ambientalista con lo studio in via Guido Da Castello: "Mio padre mi aiutò ad aprire bottega. Prima facevo la cameriera. In città la corsa a edificare non si è più fermata, fin dagli anni ’60".

Baldi racconta la Terra  "Sono figlia del ’900  La mia arte piena  di tessuti e matite"

Baldi racconta la Terra "Sono figlia del ’900 La mia arte piena di tessuti e matite"

di Lara Maria Ferrari

Figlia del Novecento e della Terra, dei cui colori si nutre, Anna Baldi ci apre le porte dello spazio in via Guido da Castello, in cui si è trasferita per continuare l’attività di illustratrice e disegnatrice, dopo la lunga fase in cui univa anche la legatoria, nell’atelier Almanacco di via dell’Erba. "Si è aperto un tempo nuovo. Ero pronta". Prima dimostrazione, la personale di pittura ‘Da Takete a Maluma’ nell’ottobre 2022 al Macramè, a cui seguirà presto un’altra prova.

Anna, le sue idee sono fatte per essere toccate. Quando ha scoperto di avere il talento delle dita?

"Avendo 6 anni nel 1966 succedeva che i bimbi non guardassero la tv, e ciò mi ha permesso di dare spazio alla fantasia. Inventavo dei mondi. Nonostante alle medie mi avessero sconsigliato di fare qualcosa di artistico, io caparbia mi iscrissi all’istituto d’Arte, mentre i miei mi portavano in viaggio. Assorbii tantissimo e a Venezia, d’autunno, feci la conoscenza della fantastica Legatoria Piazzesi. Frequentai una scuola di grafica a Firenze, non c’erano ancora i computer, dunque sviluppai un amore immenso per materiali, colori, un universo molto tattile. A quel punto unire legatoria a illustrazione divenne un processo naturale. Erano una cosa sola".

E il destino ci mise del suo, vero?

"Facevo la cameriera, la cugina dei proprietari del ristorante mi disse che aveva una legatoria a Bologna. Ho imparato le basi e preso una decisione: avrei creato solo pezzi unici. Mio padre mi ha aiutato ad aprire la bottega. Un padre meraviglioso".

Creando oggetti unici su ordinazione, instaura un rapporto particolare con il cliente. E’ così?

"Ogni persona qui è un pezzo unico. Gli amici dicono “Io in questo posto sto bene”, e si crea uno scambio, un’atmosfera di calore, la sensazione di essere fuori dal tempo. Nessuno sa che sei lì e nemmeno lo saprà mai. Si approfondiscono i rapporti".

Si sente di un’altra epoca?

"Sono figlia del Novecento. La mia vetrina non appartiene ai Duemila. E’ piena di tessuti, matite e carta. Tutto ciò che ti permette di lasciare un segno, con la tua calligrafia. La mia infanzia è stata piena di odori, ho imparato a scrivere col pennino. Organizzo incontri di disegno, che non sono corsi, in cui le persone ritrovano queste cose. Vorrei abitare un’isola nuova, se vuole nostalgica, in cui poter vivere certi momenti".

Quali momenti?

"La solitudine, ad esempio. Tu cresci ed evolvi anche grazie a questo stato d’animo, percependo che cosa succede dentro di te. Attraverso i colori esprimo anche tristezza, rabbia, malinconia e noia. I bimbi non sanno più che significa, ma noi in essa inventiamo".

A quale corrente artistica si sente affine?

"Ah! Penso spesso che se fossi nata prima degli anni Trenta avrei frequentato la Bauhaus… Sarebbe da rifondare adesso".

La natura per lei è esigenza vitale. Perché tranne prese di coscienza ecologica tardive, l’uomo la dà per scontata?

"Facevo il bagno nei fossi, stavo nei campi, dove le piante di mais facevano male alle gambe. Penso sia fondamentale che un bambino viva bene i primi anni di vita. Portiamo i bambini a vedere gli uccelli, i merli. Se io guardo un filo d’erba mi sento meglio. La natura è forte, e ce lo ha dimostrato durante il Covid, con gli animali che si riappropriavano delle strade. Essa dà molto equilibrio all’uomo. Soltanto pranzare sotto un albero in piazza Fontanesi, ti cambia la vita da così a così".

Siamo in ritardo con il rispetto per l’ambiente?

"Lo eravamo negli anni Sessanta, figuriamoci ora. In città la corsa a edificare non si è più fermata. Sono anche stanca di ascoltare i proclami sulla plantumazione di un albero, nascondendo di averne nel frattempo abbattuti sei".

Quali impegni professionali la assorbono?

"Sto preparando una mostra di disegni di grandi dimensioni per lo studio di un architetto. Sarà a fine anno. Dice di fare un lavoro bellissimo".