Il 28 agosto scorso aveva seminato il panico alla Rems di Reggio Emilia, colpendo a sprangate di ferro un medico e danneggiato veicoli nel parcheggio prima di fuggire ed essere fermato con il taser dai carabinieri. Il detenuto, dopo essere finito in manette, nei giorni scorsi è però stato ricollocato nella stessa struttura in cui aveva aggredito gli operatori sanitari. Medici e infermieri che ora hanno messo nero su bianco, in un’accorata lettera indirizzata ai vertici dell’Ausl di Reggio Emilia, la loro frustrazione, il "senso di ingiustizia" e dicono di "non comprendere quanto i fatti gravi accaduti possano non aver avuto conseguenza". Nel frattempo, il loro collega medico aggredito è stato trasferito. L’uomo, un 29enne albanese, era detenuto alla Rems di Reggio Emilia (la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) perché ritenuto pericoloso: accusato in passato di stalking nei confronti del fratello e rapina, non era mai stato condannato, ma riconosciuto incapace di intendere e di volere. Nell’udienza di convalida il gip aveva respinto la custodia cautelare in carcere richiesta dal pm, ma aveva disposto la sua permanenza in una Rems sul territorio nazionale, ma non a Reggio. Il 29enne, invece, in attesa dell’esito della perizia psichiatrica disposta dal tribunale e del processo è tornato nello stesso luogo in cui soltanto poche settimane prima aveva aggredito i sanitari. "Non ci sentiamo sicuri", denunciano ora loro nella missiva.
Soltanto due giorni fa un altro paziente ha tentato di strangolare un Oss nel bagno del pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova.
Benedetta Salsi