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Una auto medica in azione
Due anni fa l’avvio di una battaglia, con una massiccia raccolta di firme nel distretto di Correggio, per mantenere attiva l’automedica locale, di fronte al progetto di unificazione del servizio con sede a Novellara, accorpando anche il veicolo di soccorso avanzato con base a Guastalla. A lungo si è parlato di questo argomento, poi finito in parte nel ‘dimenticatoio’ con l’avvento del centro sanitario, il Cau, al posto del pronto soccorso. Ma nei giorni scorsi l’argomento è tornato d’attualità, dopo le proteste sollevate nella vicina Carpi in seguito al decesso di un paziente cinquantenne colpito da improvviso malore, con l’arrivo sul posto dell’automedica della Bassa Reggiana, dopo quaranta minuti dall’allarme al 118.
Nel Carpigiano, infatti, sono attive le autoinfermieristiche ma non gli equipaggi con medico a bordo. Questa situazione nel modenese è strettamente legata alla realtà reggiana. Più volte, infatti, cittadini e operatori dell’Emergenza-urgenza hanno fatto notare come una sola automedica sul territorio della Bassa Reggiana – da Sorbolo Levante e Poviglio fino a San Martino in Rio, tanto per intenderci – possa non essere sufficiente a far fronte a possibili interventi d’emergenza contemporanei. E se la stessa unica automedica viene impiegata pure fuori provincia – come periodicamente accade – aumenta il rischio di lasciare scoperto il servizio nella Bassa Reggiana in caso di emergenze. Una questione più volte al centro del dibattito, ma che finora non ha trovato adeguate soluzioni.
Antonio Lecci