"Ero lì, ma non ho approfittato della ragazzina". Davanti al giudice dell’udienza preliminare Andrea Rat, si è proclamato innocente il giovane a processo con rito abbreviato chiamato a rispondere di una grave accusa: aver abusato di una 13enne durante un pigiama party che lei stava facendo con alcune amiche. Ieri il gup ha pronunciato l’assoluzione per l’imputato, all’epoca ventenne, "perché il fatto non sussiste".
Il verdetto è stato accolto con palpabile emozione dal ragazzo, difeso dall’avvocato Domenico Noris Bucchi. La vicenda, datata dicembre 2021 e avvenuta nel distretto ceramico, divenne nota nel febbraio 2022, dopo che Roberto Mirabile, presidente dell’associazione antipedofilia ‘La Caramella buona’, diede notizia della denuncia sporta e della tutela legale data dalla onlus alla minorenne.
Per lui il pubblico ministero Maria Rita Pantani (ieri sostituita dal pm Valentina Salvi) aveva chiesto 4 anni. La ragazzina e i genitori si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Donatella Ferretti che ha domandato un risarcimento di 100mila per lei e di 50mila euro totali per il padre, ieri presente in aula, e la madre. In marzo si era tenuto l’incidente probatorio in cui era stata raccolta in forma anticipata la testimonianza dell’adolescente, che aveva confermato i fatti riportati nella denuncia.
Secondo la ricostruzione investigativa, il giovane sarebbe entrato con altri coetanei nella casa della 13enne, attraverso conoscenze comuni. Mentre i genitori avevano lasciato sole le adolescenti per qualche ora, il 20enne avrebbe portato bevande alcoliche facendo bere la 13enne per poi condurla in camera. Altri due ragazzi, scoprendolo, lo avrebbero invitato a smettere. Nelle settimane successive i genitori della ragazza, notando qualcosa che non andava, raccolsero il suo racconto e sporsero denuncia ai carabinieri il 23 dicembre 2021.
Durante l’arringa l’avvocato Bucchi si è soffermato su una questione delicata: l’attendibilità della minore. In ottobre era stato ascoltato il perito nominato dal tribunale: riprendendo le sue conclusioni, il difensore ha rimarcato che la 13enne ha avuto vuoti di memoria dovuti all’alcol e che i ragazzi hanno parlato di tempi diversi di permanenza nella camera. "La mia discussione si è incentrata sul dubbio che il mio assistito non sia colpevole e su quello della ricostruzione del fatto trascritto nel capo di imputazione – dichiara Bucchi –. Se permane un dubbio ragionevole, il giudice è infatti vincolato ad assolvere".
Per l’avvocato di parte civile Ferretti "evidentemente il giudice aveva dubbi, ma per noi è una sentenza un po’ deludente. A nostro avviso, il castello accusatorio regge: la violenza è dimostrata dalla reazione immediata della ragazza, dai messaggi telefonici che lei mandò, dal fatto che l’imputato bloccò lei e le amiche presenti quella sera e che fu allontanato dalla casa dopo l’esternazione della minore". Il legale rimarca che "la vita della famiglia è stata stravolta. Dopo quell’evento la ragazza si trova in una comunità assistita da psicologi: la sua rabbia si è manifestata con gesti autolesionistici".
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni: "Le leggeremo e poi valuteremo se impugnare".
Alessandra Codeluppi