’Aspromonte emiliano’, arrivano le condanne: complessivamente per oltre 300 anni. Ieri la sentenza della maxi inchiesta per narcotraffico, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, sequestro di persona a scopo di estorsione e armi, con l’aggravante mafiosa. Sono i reati contestati a vario titolo ai 53 imputati dell’operazione ‘Aspromonte emiliano’, ieri andata a sentenza a Bologna con il giudice Andrea Salvatore Romito. L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza di Bologna, culminò nel maggio 2023 in 41 misure cautelari a carico di persone ritenute esponenti della criminalità organizzata di Reggio Calabria e Crotone, in affari coi cartelli della droga di Colombia, Perù e Bolivia. Furono sequestrati 87 chili di droga, ma l’organizzazione avrebbe movimentato 1,7 tonnellate di stupefacenti durante il lockdown. Si contesta l’associazione a delinquere finalizzata ad acquistare e a rivendere ingenti quantitativi di droga – cocaina, marijuana e hashish –, con l’aggravante di aver agevolato la consorteria Romeo-Staccu di San Luca (Reggio Calabria). La Dda ha individuato il vertice indiscusso in Giuseppe Romeo, ritenuto di rilevante spessore criminale: inquadrato come uomo della ‘ndrina Staccu di San Luca, latitante in Spagna dal 2018 e arrestato nel marzo 2021, avrebbe fatto arrivare centinaia di chili di droga al mese. È stato anche individuato un gruppo cinese che faceva pagamenti verso il Sudamerica con il ‘fen ch’ien’, sistema informale di trasferimento di denaro con cui sarebbero stati ripuliti 5 milioni di euro. E ieri, la sentenza. Quattro gli uomini a cui si è contestato di essere i promotori del sodalizio: Giuseppe Romeo (1986), nato a Locri, è stato condannato a 20 anni. Confermate le richieste dalla procura: per Francesco Silipo (1988), nato a Crotone e residente a Gualtieri, condannato a 18 anni (è il fratello di Salvatore Silipo, ucciso il 23 ottobre 2021 nell’officina Dante Gomme a Cadelbosco Sopra), per Pietro Costanzo (1992), nato a Catanzaro, 20 anni e Giuseppe Condello (1970), nato a Taurianova (Rc), 18 anni. Per gli altri imputati legati alla nostra provincia, confermate le richieste della procura anche per Giuseppe Cistaro (1979), nato a Crotone e residente a Sant’Ilario, condannato a 14 anni, Niko Costanzo (1994), nato a Catanzaro e residente a Quattro Castella, a 6 anni, Rosario Costanzo (1994), nato a Petilia Policastro (Catanzaro) e residente a Quattro Castella, a 8 anni.
Alessio Drago (1993), nato a Cariati (Cosenza) e domiciliato a Cadelbosco, è stato condannato a 12 anni (la procura aveva chiesto 11 anni e 4 mesi). Claudio Fava (1982), nato a Scandiano e residente a Reggio a 10 anni (la procura aveva chiesto 10 anni e 8 mesi). Le altre condanne: Giovanni Generoso (1994), nato a Guastalla residente a Gualtieri: 7 anni (la procura ne aveva chiesti 10); Nertil Hoxhaj (1985), albanese residente a Cadelbosco Sopra: 12 anni (la procura ne aveva chiesti 14); Gennaro Lonetti (1987), nato a Cariati (Cs) e residente a Gualtieri: a 15 anni (chiesti 16); Costanzo Sanna (1963), originario di Sassari e residente a Reggiolo, ex carabiniere: 6 anni e 8 mesi come chiesto dalla procura; Francesco Ventura (1979), nato a Isola Capo Rizzuto (Cz) e residente a Poviglio: 4 anni e 6 mesi e 20mila euro di multa (chiesti 5 anni e multa di 16mila euro). Francesca Santoriello (1999), nata a Maddaloni (Ce) e residente a Bagnolo: 3 anni e 14mila euro di multa (chiesti 6 anni). Ottavio Sirto (1961), nato a Isola Capo Rizzuto e residente a Gualtieri: 3 anni e 5.000 euro di multa (per lui chiesti 4 anni e 8 mesi, 6mila euro di multa). Francesco Sirto (1985), nato a Crotone e residente a Gualtieri: 3 anni e 5mila euro di multa (per lui cheisti 4 anni e 5mila euro di multa). L’avvocato Carmen Pisanello, legale di Claudio Fava, commenta: "La condanna a 10 anni inflitta al mio assistito, sebbene importante, rappresenta una riduzione di pena significativa rispetto alla richiesta iniziale della pubblica accusa, che ammontava a 10 anni e 8 mesi. Grazie al riconoscimento della continuazione con una precedente sentenza, che prevedeva una pena di 2 anni e 8 mesi, la pena complessiva è stata ridotta, evitando un totale di 13 anni e 6 mesi. Riteniamo dunque positiva la riduzione ottenuta di 3 anni e 6 mesi. Restano poi margini di appello, soprattutto in considerazione del fatto che il Tribunale del Riesame aveva già sollevato dubbi riguardo alla prova delle aggravanti, in particolare rispetto alla presunta azione in concorso con più di 10 persone, all’ipotizzata strumentalità mafiosa, all’associazione armata e alla transnazionalità del traffico. Vi sono infine riserve sulla reale adesione del mio assistito all’associazione dal punto di vista oggettivo e soggettivo. Siamo fiduciosi di poter argomentare tali elementi in appello".