GIULIA BENEVENTI
Cronaca

Svolta dopo l’appello al Carlino: “Ecco il Dna di altre quattro vittime”

Reggio Emilia, impulso nelle indagini dopo il nostro articolo. Ma c’è un giallo: in una cassetta i resti di altre persone

La famiglia Bocedi prima della tragedia; Ada Bizzarri, fotografata poi in casa sua nell’immagine a destra

La famiglia Bocedi prima della tragedia; Ada Bizzarri, fotografata poi in casa sua nell’immagine a destra

Reggio Emilia, 24 dicembre 2024 – Scomparvero un giorno di fine primavera 1945, strappati alle loro famiglie, uccisi e buttati in una fossa a Campagnola, in provincia di Reggio Emilia. Tra quelle vittime, Ada Bizzarri ne è certa, ci sono i suoi genitori: “Prima di morire vorrei solo sapere la verità” ha dichiarato al Carlino lo scorso settembre. Un’intervista che ha dato nuovo impulso alle indagini sull’eccidio del cavòn. Così oggi quattro di quei morti hanno un nome e un cognome, messi nero su bianco dai test del Dna affidati al Ris di Parma dalla Procura di Reggio.

La pagina del Carlino del 1 settmebre 2024 con l’appello di Ada Bizzarri
La pagina del Carlino del 1 settmebre 2024 con l’appello di Ada Bizzarri

Giovanni Caviola, Luigi Rossi, Silvio Davoli e Aristide Ganassi: i loro parenti sono stati convocati la settimana scorsa. Purtroppo su Carlo Antonio Bizzarri e Maria Bocedi ancora nessuna certezza.

Pochi giorni dopo la Liberazione i partigiani iniziarono a rapire fascisti, o presunti tali, per farli sparire come atto di vendetta. Nel 1991 in una cava d’argilla, cosiddetto cavòn, spuntò una croce con un messaggio che invitava a scavare; lì furono trovati i resti delle vittime. “Dammi un bacio che non ci vediamo più”: sono le ultime parole che Ada si è sentita dire dalla madre. Nel 2009 il Ris prelevò alla signora Bizzarri un campione salivare, poi la sua famiglia non seppe più nulla.

Nel fascicolo processuale del 1991, quando iniziarono gli scavi nel cavòn, emerge il recupero di 18 resti scheletrici. Il ritrovamento di effetti personali sul posto e le analisi dell’Istituto di Medicina Legale di Modena portarono all’identificazione di nove persone. Tra queste, si legge in una nota diramata ieri dalla Procura, c’era anche il padre di Ada Bizzarri. Al tempo il test del Dna non esisteva, nel 2009 però sì: fu allora che i carabinieri di Campagnola consegnarono al Ris le cassette contenenti i resti delle altre nove vittime ancora senza nome. Così vennero accertate le prime tre compatibilità. Determinata a conoscere la verità sulla sua famiglia, Ada Bizzarri ha affidato il suo appello al Carlino. Le indagini hanno scavato più a fondo ancora, arrivando a una scoperta che lascia alla donna ancora troppi interrogativi. Nella cassetta dove si presumeva fossero i resti di suo padre, c’erano quelli di altre due persone: Aristide Ganassi e un’altra vittima, tutt’ora ignota.

“Perché in quella cassetta, col nome ’Bizzarri’, c’erano i resti di altre persone? E quelli di mio nonno dove sono? Si possono cercare?”. A Rita Ferrari, figlia di Ada Bizzarri, è servito un attimo per realizzare. “Siamo contente che si vada avanti con le indagini – precisa subito –. La nostra non è mai stata una richiesta a titolo unico e personale, ma di verità rispetto a questa storia”. Nella vita però “si ha bisogno di risposte – dice –. Non c’è, a oggi, un documento che attesti il prelievo di Dna fatto a mia madre”. L’osso di un femore ritrovato al cavòn “si presumeva fosse di mio nonno, ora invece la Procura dice che era stato identificato per certo”. Quei resti “così come sono venuti alla luce sono stati, in un qualche modo, seppelliti di nuovo”.

“Mio nonno era un medico chirurgo che ha curato tutti, partigiani e non. Mio padre è morto nel 2022 senza sapere dove fossero i suoi resti”. Barbara Ganassi, nipote di Aristide, respira da una vita la ricerca della verità sulla morte di suo nonno. Ora è arrivata: “Finalmente potrà riposare in pace, lo dobbiamo anche alla determinazione di Ada Bizzarri”. Quando Aristide fu ucciso aveva due figli, Paola di 9 anni e Ferruccio di 4: “Amnistia o meno le posso dire con certezza che mio padre, quelle persone, non le ha mai perdonate”.