Il medico legale ha dato il nulla osta ai funerali di Giustino Danilo Colella, la salma del 19enne è stata restituita alla mamma Nataliya Kravchenko e alle sorelle Anna e Tania. Non è stato reputato necessario eseguire l’autopsia: le indagini dei carabinieri e il filmato realizzato domenica con il telefonino dai due amici testimoni del tuffo non lasciano spazio ad altre ipotesi se non quella della fatalità come causa dell’annegamento del giovane nel torrente Enza. La camera ardente è stata allestita presso la Croce Verde, da cui domani alle 9 partirà il feretro diretto alla chiesa di Regina Pacis, dove sarà celebrata la messa. Infine il ragazzo sarà sepolto nel cimitero di Coviolo; nonostante fosse nato in Ucraina (paese di cui è originaria la madre), era cresciuto in Italia e i suoi parenti più stretti sono residenti nel reggiano. "In azienda c’è tanto sgomento – afferma Andrea Pellicciari, titolare della grande omonima impresa in cui il Danilo lavorava come operaio idraulico –. L’abbiamo saputo lunedì mattina, è stato uno choc per tutti. Una notizia che dispiace ancor di più per la sua giovane età… Ha fatto una sciocchezza che è costata carissima". E aggiunge: "Da noi si era comportato bene sin da subito. Voleva lavorare per avere la sua autonomia e questo gli faceva onore. Mi pare che non sia stato a casa un giorno". L’azienda sta valutando come stare accanto alla famiglia di Danilo. "L’ho preso in carico quando frequentava il Simonini per stage aziendali – racconta il suo collega-formatore Antonio –. Ho notato subito delle qualità eccezionali, una partecipazione, una attenzione a ogni regola che è rara nei ragazzi della sua età. Puntuale, preciso, serio e attento, non ha mai avuto un problema. Tant’è che quando due anni fa ha finito il percorso scolastico e ce lo ha comunicato, la settimana stessa è stato assunto. Era un ragazzo con cui si riusciva a stare bene". Con i colleghi, alcuni dei quali coetanei, Danilo aveva costruito amicizie forti. Anche a scuola aveva stretto legami importanti. Ed erano suoi ex compagni di scuola il ragazzo e la ragazza con cui domenica si era recato a San Polo per fare una grigliata sulle sponde del fiume. Dopo aver allestito in una radura il necessario per il picnic, ecco la decisione di fare un bagno. E di riprendere il tuffo spericolato dall’alto muraglione della briglia che si protende verso il centro dell’Enza. Pochi secondi in acqua e la corrente fortissima lo ha trascinato verso il fondale ghiacciato e limaccioso, con gli amici che hanno cercato inutilmente di tendergli una mano. La macchina dei soccorsi si è subito messa in moto in modo massiccio. Carabinieri, Croce Rossa da Canossa, vigili del fuoco… "Solo noi abbiamo messo in campo 150 volontari appiedati supportati da dieci unità cinofile, oltre al ponte radio – spiega Alessandro Sandrolini, presidente del coordinamento delle associazioni di volontariato della Protezione Civile –. Abbiamo costantemente setacciato le rive perché la speranza era che il ragazzo fosse stato trascinato a valle e fosse ancora vivo. All’inizio lo scenario era aperto a 360 gradi". Il coordinamento ha anche dato supporto ai vigili del fuoco e ai familiari con dei pasti e un tendone. Poi, purtroppo, lunedì (dopo che l’autorità di bacino aveva ridotto il deflusso dell’acqua dal Lago Paduli nell’Enza facendone scendere il livello), i sommozzatori hanno individuato il corpo del ragazzo impigliato sotto tondini di metallo a ridosso della briglia, dove era stato spinto dal "rullo" della cascata.
CronacaAnnegato nell’Enza a 19 anni. I colleghi: "Uno choc per tutti. Aveva qualità eccezionali"