Annegato a diciotto anni nel Po: "Se fossi intervenuto, sarebbe vivo"

Non si dà pace Andrea Cristofari, mercoledì era in zona e ha visto quei ragazzi: "Dovevo avvertirli del pericolo"

Il luogo della tragedia con i soccorritori e il padre di Mor Talla Diop, annegato nel Po. Nei riquadri: a sinistra la vittima 18enne, a destra Andrea Cristofari

Il luogo della tragedia con i soccorritori e il padre di Mor Talla Diop, annegato nel Po. Nei riquadri: a sinistra la vittima 18enne, a destra Andrea Cristofari

Guastalla, 28 giugno 2024 – Non si dà pace Andrea Cristofari, pensionato, ripensando al dramma accaduto l’altro pomeriggio nella golena del Po, dove uno studente di 18 anni è annegato nelle acque del fiume, nella zona della Baita, dove si trovano le cave di sabbia. "Sono passato da quella zona e ho sentito il vociare di quei ragazzini. Erano molto vicini all’acqua, se non dentro. Dico la verità: ho pensato di avvicinarmi per farli allontanare. Se l’avessi fatto, certamente quel ragazzo sarebbe ancora vivo", racconta l’uomo. Che aggiunge: "Conosco piuttosto bene il Po e la pericolosità delle correnti. In quella zona, anche se a tratti, c’è la corrente d’acqua che arriva dalla Crostolina, in grado di sospingere una persona già in acqua, anche se il livello è basso. Deve essere successo questo a quei ragazzi… Quando sono transitato dal viale Po, la corrente si notava, diretta dalla Crostolina verso le cave di via Baita. Quando sono tornato sul posto, poco più di una mezz’ora più tardi attirato dalle sirene dei mezzi di soccorso che si stavano precipitando in quella zona, la stessa corrente in acqua non era più così evidente…". Il dramma dell’altro pomeriggio conferma ancora una volta la pericolosità del Po anche al di fuori del suo letto, distante dalla corrente. Pure in punti apparentemente tranquilli, infatti, corrente nascosta e mulinelli improvvisi possono prendere facilmente il sopravvento sui bagnanti.

I testimoni hanno parlato di una corrente improvvisa che ha fatto spostare i giovani dal punto apparentemente sicuro in cui si trovavano. E a bordo strada, in due sono scivolati verso il basso, dove la profondità è ben maggiore, all’altezza delle cave di sabbia di via Baita. Uno dei giovani finiti in difficoltà, di 16 anni, è riuscito ad aggrapparsi a un albero, per poi tornare verso la stradina in parte sommersa. L’amico 18enne, Mor Talla Diop, studente al Cfp, origine senegalese e residente a Guastalla, non ce l’ha fatta. È stato visto annaspare per alcuni metri, per poi essere risucchiato verso il fondo. Solo un paio d’ore dopo è stato recuperato dai sommozzatori dei nucleo vigili del fuoco di Bologna, arrivati sul posto in elicottero. Alle fase di ricerca hanno assistito anche diversi anziani esperti di fiume. E tutti hanno concordato sui rischi del grande fiume, anche quando sembra tranquillo, anche quando si presenta, al contrario di questi giorni, in una fase di secca. Lo dimostrano i tanti casi di annegamento avvenuti perfino a pochi passi dalla riva. Un rischio elevato anche per nuotatori esperti: figuriamoci per persone che non sono neppure in grado di nuotare. L’altra sera, dopo il recupero, il corpo di Mor Talla Diop è stato portato alla camera mortuaria dell’ospedale di Guastalla, già a disposizione dei famigliari. Nei prossimi giorni, sbrigate le pratiche burocratiche previste, le intenzioni sono quelle di fissare il funerale con rito islamico, a Piacenza, dove è attivo un centro di preghiera in cui opera uno zio della giovane vittima. Poi il corpo sarà trasferito in Senegal, nel suo Paese d’origine. Mor Talla Diop era in Italia da una decina d’anni. Lascia il padre Ibra, operaio in un’azienda locale, sei fratelli e altri parenti. La madre è deceduta qualche tempo fa, vinta da malattia.