Un banco in tribunale rimasto per la prima volta desolatamente vuoto: è quello che occupava l’avvocato Patrizia Pizzetti, venuta a mancare tra giovedì e venerdì, a 54 anni, a causa di una malattia scoperta in estate. Ieri il processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano è ripreso con un gesto di cordoglio collettivo: al suo ingresso il presidente del collegio Sarah Iusto ha proposto di fare un minuto di silenzio. Tutti si sono alzati in piedi in ricordo di Pizzetti, che nel processo tutelava i familiari costituiti parte civile della bambina considerata il caso-pilota, insieme al collega Nicola Termanini. "Ho perso un’amica e una preziosissima collega con cui ho condiviso molte esperienze - dice l’avvocato Termanini -. Tutti l’hanno ricordata con grande affetto e stima. Ringraziamo per quest’omaggio anche a nome della famiglia". Il nonno della minore le ha tributato su Facebook parole commosse: "Una sera mi telefona e mi informa che, dopo due mesi di estenuante spola tra Reggio e il tribunale dei Minori di Bologna, il giudice aveva acconsentito a incaricare un consulente tecnico d’ufficio per riesaminare la situazione. Esultammo di gioia. Da lì a poco il decreto con cui la bambina fece rientro a casa. Patty lo aveva promesso: ‘Quando la bambina rientrerà, correrò una maratona in suo onore’. Eccola pronta alla sfida: corre e arriva al traguardo. Grazie Patty, rimarrai sempre nel nostro cuore".
Poi nell’udienza di ieri, le difese, a partire dall’avvocato Cinzia Bernini per l’assistente sociale Annalisa Scalabrini, hanno chiesto che due testimoni citati ieri dal pm Valentina Salvi fossero sentiti in veste di indagabili, e quindi col diritto al silenzio. Il primo è lo psicologo dell’Ausl Matteo Mossini, che era stato indagato e archiviato. Bernini si è soffermata su un’ipotesi di falso per una relazione del 3 agosto 2018, "che vede accusate solo Scalabrini e l’ex responsabile dei servizi Federica Anghinolfi, nonostante fosse sottoscritta anche da Mossini". Bernini cita anche il procedimento riunito a quello principale per tentata violenza privata alla mamma della bambina del caso-pilota. Il pm Salvi si è opposto. Sulla relazione, ha detto, "è emerso che Mussini scriveva la parte di sua competenza, che poi veniva inglobata al resto". Sul caso della madre, il pm ha puntualizzato che "lei non ha mai deciso di denunciare Mossini", a differenza di altri imputati. Il collegio si è riservato la decisione, mentre ha subito rigettato la richiesta analoga delle difese formulata per il medico legale Maria Stella D’Andrea, che ieri è stata sentita.
Alessandra Codeluppi