Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano – vicenda che tiene impegnati i media ormai da anni –, lunedì è stata ascoltata Rossella Procaccia, psicologa specializzata in età evolutiva e docente universitaria di Psicologia giuridica alla Cattolica di Milano.
L’esperta è stata nominata come consulente della psicologa Imelda Bonaretti, difesa dall’avvocato Franco Libori. Procaccia ha analizzato diverse relazioni stilate sui minori al centro del procedimento, soffermandosi soprattutto sulla bambina che rappresenta il caso-pilota di cui si occupò in particolare Bonaretti, figlia di un giovane con disturbi psichici e di una ragazza di soli 14 anni e che fu accudita dai nonni per poi essere data in affido.
Procaccia ha premesso che non esiste un disturbo da falso ricordo, "teoria che, seppur faccia parte del dibattito non è convalidata sul piano scientifico": di fronte a un trauma, "si attivano meccanismi difensivi ma non si ‘fabbrica’ un evento". Procaccia rimarca che "nel corso di un’unica seduta di psicoterapia, in 70 passaggi la bambina disse che non voleva vedere il nonno": Bonaretti, "chiedendole se si sentisse arrabbiata o impotente, voleva proporre interpretazioni, ma non calare dall’alto contenuti non espressi dalla bambina". Sui supposti abusi subiti dalla piccola dal nuovo compagno della madre, posizione che fu poi archiviata, secondo Procaccia fu la consulente Rossi a porre domande coercitive, "cioè che impongono pressione e portano a ritrattare se ritiene di essere danneggiati": "Dopo che la bambina riferì presunti abusi, Rossi per tre volte le disse che poteva cambiare ciò che aveva riferito a Bonaretti". Altra critica: "Nella prima consulenza Rossi dice di non aver usato il termine ‘bugia’, ma io l’ho ritrovato due volte: eppure la letteratura la sconsiglia coi bambini perché è connotato moralmente, altro è invece distinguere tra realtà e fantasia".
Si è soffermata anche sul disegno della piccola che, secondo l’accusa, sarebbe stato falsificato da Bonaretti con l’aggiunta delle mani per simulare una violenza sessuale dell’uomo sulla piccola: "Un disegno non è sufficiente per dire che c’è stato un abuso; tanti autori però dicono che l’assenza degli arti, un’iperenfatizzazione dei caratteri sessuali o delle parti collegate a un evento traumatico e le mani sono elementi grafici da attenzionare". Secondo Rossi fu l’allontanamento della bambina a crearle un disturbo post traumatico da stress.
Per Procaccia, invece, "quando uscì il decreto di allontanamento della bambina, Bonaretti disse che lei era legata alla nonna e che quel passaggio avrebbe potuto causare dolore. Ma sarebbe stato comunque un evento straziante anche se la situazione familiare era disfunzionale perché i piccoli si attaccano ai caregivers. Altro è ritenere che l’allontanamento sia stato il fattore che ha causato la psicopatologia".
Alessandra Codeluppi