Brescello, 30 ottobre 2024 - "Assolti perché il fatto non sussiste". È la sentenza pronunciata dopo le 18 dal giudice Giovanni Ghini al termine del processo di primo grado per i tre funzionari Aipo accusati di inondazione colposa per l'alluvione che sommerse Lentigione di Brescello nella mattina del 12 dicembre 2017. Il verdetto riguarda Mirella Vergnani, alla guida della direzione Emilia Occidentale dell'Aipo, l'ingegnere Massimo Valente, in passato dirigente della zona Emilia Ovest e il geometra Luca Zilli.
Quel giorno Lentigione si risvegliò sommersa da acqua e fango tracimati dal torrente Enza: un disastro mai dimenticato, tra danni materiali e sconvolgimento emotivo; un incubo che è d'attualità e che anche di recente si è materializzato nelle nostre terre, in Romagna, in altre località italiane e pure in Spagna.
Nella giornata di oggi, a partire dal mattino, si sono susseguite le discussioni delle parti, incentrate su complessi aspetti tecnici: dalla manutenzione delle casse di espansione di Montecchio, al sistema di allerta, passando per lo stato dell'argine di Lentigione. Pure il pubblico ministero Giulia Galfano ha chiesto l'assoluzione: "L'azione penale è stata esercitata, serviva un processo per consolidare o meno alcuni elementi - ha detto il pm -. Ma, all'esito dell'istruttoria dibattimentale, sono emersi tanti dubbi sulla prevedibilità dell'evento e sulla condotta che si poteva esigere dagli imputati. Non si può pervenire a una pronuncia di responsabilità penale". Opposta la tesi delle parti civili, che si sono dissociate dalla Procura e hanno chiesto la condanna e il risarcimento danni. Sono 180 i cittadini che si sono costituiti, la maggior parte dei quali tutelati dall'avvocato Domizia Badodi. Erano presenti residenti di Lentigione che hanno seguito l'udienza per intero, in primis i rappresentanti del Comitato alluvionati guidato da Edmondo Spiaggiari: "Siamo delusi dalla sentenza e anche dalle richieste del pm. Ci aspettavamo un minimo di riconoscimento".
Era presente il sindaco di Brescello Carlo Fiumicino, in rappresentanza del Comune costituito parte civile che, attraverso l'avvocato Salvatore Tesoriero, aveva chiesto 7 milioni di risarcimento di cui 3,2 come provvisionale legata a danni certi. "Mi faccio portavoce del disappunto di tutta la comunità - dichiara Fiumicino - colpita nei beni materiali e negli affetti. Non è stata fatta giustizia". In aula anche l'ex sindaco Elena Benassi ora esponente dell'opposizione, i cui genitori, pure loro presenti, subirono l'alluvione: "Uno schiaffo ai cittadini di Lentigione e al Comune di Brescello. Un processo zoppo che non ha indagato le responsabilità di alcune figure-chiave". Hanno chiesto l'assoluzione "perché il fatto non sussiste", e quindi hanno visto accolte le loro richieste, gli avvocati Giulio Garuti per Valente, Amerigo Ghirardi per Zilli e Paolo Trombetti per Mirella Vergnani, sostenendo tra le altre cose che se anche le casse di espansione di Montecchio fossero state in condizioni perfette l'esondazione non sarebbe stata evitabile.
Aipo figurava in veste di responsabile civile, quindi avrebbe dovuto risarcire in caso di condanna degli imputati: "La sentenza - commenta l'avvocato Vittorio Melandri - è aderente sia a quanto emerso dall'istruttoria sia all'operato concreto degli imputati". L'avvocato difensore Garuti dichiara: "Sono dispiaciuto per chi ha dovuto fronteggiare l'alluvione, ma è andata come doveva andare: gli imputati non avevano responsabilità".