Al Teatro Municipale Valli il "Don Giovanni" di Mozart con la regia di Mario Martone. Per la Stagione d’Opera dei Teatri, stasera alle 20 e in replica domenica alle 15,30.
Nasce da un sogno fatto da Mario Martone, durante una notte insonne, l’allestimento del suo Don Giovanni, messo in scena per la prima volta nel 2002 e ripreso da Raffaele Florio. In questo fortunato spettacolo prodotto dal San Carlo di Napoli, l’opera in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, torna a Reggio con Giuseppe Grazioli a dirigere l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma (con la direzione di Martino Faggiani). "Don Giovanni" è la seconda opera che compone la trilogia MozartDa Ponte, dopo "Le nozze di Figaro" e prima di "Così fan tutte". Composta tra marzo e ottobre 1787, su commissione dell’imperatore Giuseppe II, l’opera debuttò a Praga il 29 ottobre 1787, senza riscuotere un immediato successo. Successo che sarebbe largamente arrivato dopo. Simbolo di un desiderio di infinito che lo pone in costante relazione con l’Assoluto, Don Giovanni è diventato un personaggio mitico che ha dato origine a un’imponente letteratura. Ma quello che forse colpisce maggiormente nell’opera mozartiana è la sua ambiguità di fondo, la pluralità dei registri stilistici, il fatto che un’opera buffa sconfini nel tragico, o meglio che buffo e tragico coesistano, divenendo l’uno lo specchio dell’altro. Al centro della scena, disegnata da Sergio Tramonti (autore anche dei costumi, mentre le luci sono di Pasquale Mari e le coreografie di Anna Redi) campeggia una tribuna.
"Ho avuto la visione della tribuna di questo Don Giovanni in una notte insonne – racconta Mario Martone – Un’apparizione improvvisa, generata da chissà quale gorgo psichico, qualcosa tra il teatro elisabettiano, una arena spagnola, degli scranni di tribunale: tutti i personaggi dell’opera di Mozart e Da Ponte schierati insieme, in una sintesi sincronica dell’insieme vitale che lo slancio di Don Giovanni fende, conquista e offende, tutti, attori e spettatori allo stesso tempo. Nel sogno la tribuna progressivamente si svuotava, e venivano a galla la solitudine, l’apparizione del castigo e della morte, il crollo, e infine il senso di vuoto che avvolge l’ascoltatore nell’apparente lieto fine dell’opera. A quel sogno ho provato a restare fedele".
Nei panni del protagonista c’è Vito Priante, con lui Mariangela Sicilia (Donna Anna), Leonardo Cortellazzi (Don Ottavio), Giacomo Prestia (Il Commendatore), Carmela Remigio (Donna Elvira), Biagio Pizzuti (Leporello), Fabio Previati (Masetto), Enkeleda Kamani (Zerlina). Info: www.iteatri.re.it
Stella Bonfrisco