ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Affidi, parla l’assistente sociale: "Quella non è la mia calligrafia"

L’imputata Sara Gibertini: "Segnalavamo alle autorità quando c’erano indicatori sulle famiglie" .

L’imputata Sara Gibertini: "Segnalavamo alle autorità quando c’erano indicatori sulle famiglie" .

L’imputata Sara Gibertini: "Segnalavamo alle autorità quando c’erano indicatori sulle famiglie" .

Nel processo sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano, sono iniziate ieri le audizioni degli imputati che hanno accettato di sottoporsi a esame rispondendo alle domande delle parti. La parola è andata per prima a Sara Gibertini, 44 anni, che dal 2010 al 2017 fu assistente sociale nell’area infanzia, a processo per accuse di falso, violenza privata e frode processuale. Ha dapprima risposto alle questioni poste dal suo avvocato codifensore Federico De Belvis (nella foto) su un bambino nato nel 2006. Si è poi soffermata su un altro, nato nel 2010, rispondendo all’altro suo avvocato difensore Francesca Guazzi.

Nel maggio 2015 il tribunale dei Minori decise l’affido del minore ai servizi sociali, "a cui si chiedeva di valutare la capacità genitoriale della famiglia – madre e patrigno – e ordinando la sospensione degli incontri tra lui e un fratellastro".

Ribadisce il lavoro di squadra: "Con la psicologa facemmo sette incontri con mamma e il compagno per conoscere la loro storia e anche una visita domiciliare. C’erano elementi che ci fecero pensare a inidoneità: la donna ci evidenziò problemi del proprio fratello e che i genitori che abitavano vicino"; il nonno sarebbe stato dedito all’alcol. Il bambino andò poi in affidamento extrafamiliare dopo un secondo decreto del tribunale. Si ventilò la possibilità di una zia nel Parmense, "ma non fu considerata perché lui era già in terapia, aveva iniziato le elementari e quindi ciò avrebbe causato un grosso cambiamento".

Sul presunto falso in una relazione del 17 febbraio 2016, con "possibile esposizione ad abuso", si giustifica: "Siamo tenuti a segnalare all’autorità giudiziaria quando raccogliamo indicatori. Dai colloqui con la scuola e la neuropsichiatra emergevano che gli aspetti della sessualizzazione anche verso altri bambini continuavano a esserci ed erano pervasivi. Noi non abbiamo mandato di valutare la veridicità, ma segnalare. Prima di segnalare alla Procura mi confrontai con la psicologa e la neuropsichiatra. Certe circostanze, come il bambino sculacciato dalla mamma, le raccontò il patrigno stesso, così come il legame morboso tra minore e il nonno. Non si voleva connotare negativamente qualcuno, ma evidenziare aspetti che potevano essere piste di lavoro. Secondo noi il contesto non era idoneo perché vi erano minimizzazione e difficoltà della madre a cogliere appieno i bisogni emotivi del bambino. Il primo marzo 2016 vi fu il decreto di allontanamento. Si decise di organizzare un saluto madre-bambino, ma si aspettò sino a ottobre per eseguire l’allontanamento perché non vi erano pericoli immediati. Un mese dopo iniziarono gli incontri protetti. Il bambino mai chiese di incontrare il patrigno, disse agli affidatari che lui lo picchiava e a fine anno parlò di un gioco sessuale inserendo anche lui".

Rispondendo al pm Valentina Salvi, ha negato che fossero suoi alcuni appunti su una modifica di una lettera in cui inserire "abuso sessuale", dicendo che non era la sua calligrafia ma forse quella dell’assistente sociale Francesco Monopoli. A metà pomeriggio è poi iniziata l’audizione dell’educatrice Katia Guidetti, codifesa dagli avvocati De Belvis e Guazzi.

Sull’assoluzione dall’abuso d’ufficio dell’ex sindaco di Bibbiano Andrea Carletti ("Il fatto non è previsto dalla legge come reato"), l’europarlamentare del Pd Stefano Bonaccini ha attaccato Giorgia Meloni e Lucia Borgonzoni in tv: "Chiedano scusa Carletti e alla comunità di Bibbiano. Cinque anni fa si dissero cose indicibili sui bambini".