Reggio Emilia, 7 ottobre 2024 - Nell'ambito del processo sui presunti affidi illeciti di bambini, il cosiddetto 'caso Bibbiano', il tribunale si è pronunciato stamattina, sciogliendo la riserva, sulla questione di legittimità costituzionale, sollevata dalla Procura di Reggio, della norma che in agosto ha abrogato il reato di abuso d'ufficio.
Il collegio dei giudici, presieduto da Sarah Iusto, a latere Michela Caputo e Francesca Piergallini, ha respinto la questione che era stata presentata dal pubblico ministero Valentina Salvi: leggendo una lunga e articolata ordinanza, i giudici hanno spiegato perché l'hanno ritenuta "in parte manifestatamente infondata, in parte irrilevante", spaziando tra riferimenti alle leggi italiane ed europee.
Nel procedimento che era stato denominato ' Angeli e demoni' si contesta l'abuso d'ufficio ad alcuni dei 17 imputati totali: in ballo la presunta attribuzione illecita del servizio di psicoterapia alla onlus 'Hansel e Gretel' di Torino per i minori che potevano essere vittime di abuso senza regolare bando, e anche la destinazione dei locali pubblici della 'Cura' di Bibbiano per le sedute coi minorenni in assenza di una procedura regolare di attribuzione.
Dopo la lettura dell'ordinanza, il pubblico ministero Valentina Salvi ha chiesto un termine fino a mercoledì per valutare di sollevare la questione alla Corte di giustizia europea.
L'avvocato Giovanni Tarquini, difensore di Andrea Carletti - ex sindaco di Bibbiano e uno degli imputati per abuso d'ufficio - ha ribadito che, oltre a chiedere il rigetto della questione, domanda al collegio anche il "non doversi procedere", e questo "perché il fatto non è più previsto come reato". A commento della decisione del collegio dei giudici, l'avvocato Tarquini, codifensore di Carletti insieme all'avvocato Vittorio Manes, dichiara: "Oggi il tribunale di Reggio ha dimostrato grande autonomia e competenza ristabilendo i confini tra scelte politiche, quindi potere legislativo, e potere giudiziario. I giudici hanno confermato i concetti che noi difensori avevamo ribadito nelle nostre memorie. L'abrogazione dell'abuso d'ufficio non provoca alcun vuoto normativo ed è rispettosa dell'impianto costituzionale. Si tratta di una scelta politica di cui la magistratura deve prendere atto visto che non lede alcun principio costituzionale".