ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Affidi Bibbiano, storie di bambini tornati a casa. "I genitori? Stupendi"

Ecco le vite delle vittime del sistema Val d’Enza. C’è chi ha rivisto i figli dopo anni di allontanamento

Una manifestazione avvenuta l’anno scorso sulla scalinata del comune di Bibbiano

Reggio Emilia, 25 giugno 2020 - Sono tornati a casa, dopo un allontanamento durato talvolta anni, tra le braccia dei loro genitori, a seguito dell’inchiesta ‘Angeli e demoni’. Per qualcuno, come nel "caso-pilota", secondo la definizione del gip Luca Ramponi, di Alice, 11 anni, i genitori hanno riacquistato la patria potestà. Per altri il ritorno definitivo dev’essere ancora suggellato dal giudice. Ma una cosa è certa: l’inchiesta sui presunti affidi illeciti, culminata un anno fa nelle misure cautelari eseguite il 27 giugno 2019, ha sbloccato situazioni e permesso a tutti i bambini di poter intanto riabbracciare mamma e papà e poi verificare da capo i presupposti della capacità genitoriale.

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Anche Francesco (nome di fantasia), sette anni, è tornato. "Nei primi tempi, quando al campanello suonava uno sconosciuto, era diffidente e si allarmava. Ora è più rilassato". Il bambino è stato restituito l’anno scorso dopo le istanze presentate dall’avvocato Gianluca Tirelli. Gli indagati avrebbero indotto la madre a confessare di aver subito violenze sessuali dal marito, in realtà mai avvenute.

Lei le avrebbe confermate, ma solo per assecondare i servizi sociali che l’avrebbero pressata e non vedersi allontanare il figlio, per il quale il tribunale aveva già disposto il collocamento in una comunità, preferibilmente insieme alla madre. E avrebbero indicato che lui era denutrito, senza giocattoli, descritto il padre come violento e ubriaco, al contrario di quanto emerso dalla banca dati della polizia, e ventilato che anche il piccolo poteva aver subito abusi. "Nessuno degli elementi ipotizzati a sostegno dell’incapacità genitoriale della coppia ha trovato conferma. Anche il senso di alcuni disegni era stato travisato – spiega Tirelli –. I familiari, che dopo l’inchiesta hanno ricevuto visite dai servizi per verificare l’ambiente di vita del bambino, ora sono soddisfatti. Ma resta la ferita aperta per la decisione violenta e affrettata sulle modalità di sottrazione del bambino, incomprensibile. E per questo nutrono ancora rancore e senso di aver subito un’ingiustizia".

Un altro bambino di 10 anni, Michele (nome di fantasia), è rimasto due anni fuori casa, prima di poter tornare. "La potestà della madre era stata sospesa e lui era stato collocato in un’altra famiglia, poi è tornato a casa qualche mese fa - racconta l’avvocato Nicola Termanini -. Doveva restarvi temporaneamente, ma poi a causa del Covid le scuole, nel paese della coppia affidataria, hanno chiuso e lui è rimasto dalla mamma, che ha riacquistato la responsabilità genitoriale. La situazione si è sbloccata positivamente e ora valuteremo la migliore strategia in vista del processo".

Dopo cinque anni di distacco, hanno potuto riabbracciare la famiglia anche due fratellini di nove e sei anni. "Siamo in attesa del decreto del tribunale dei minori che deve decidere il momento del rientro definitivo, che potrebbe arrivare a giorni. Dopo l’inchiesta ‘Angeli e demoni’ – spiega l’avvocato Marta Rovacchi, codifensore insieme a Nicola Tria – fu revocata la sospensione della genitorialità, anche se l’affidamento fu mantenuto in capo ai servizi sociali per questioni organizzative. Ma la consulenza tecnica d’ufficio confermò la loro piena capacità, definendoli oltretutto ‘genitori stupendi’". Parole che ribaltano il quadro iniziale e che spiegano la sensazione provata ora dalla coppia: "Sono felicissimi e stanchi. Non aspettavano altro". E ora si guarda al processo: "Certamente la famiglia si costituirà parte civile".