Reggio Emilia, 30 gennaio 2023 - Nonostante il grande dispiegamento di forze in campo, ancora nessuna traccia del velivolo scomparso sabato dai radar e del pilota Ivano Montanari.
Al terzo giorno, sono riprese in mattinata le ricerche dell'aereo da turismo disperso da sabato sull'Appennino emiliano, con a bordo il 61enne pilota Ivano Montanari, partito dal Campo volo di Reggio Emilia. Con l’arrivo della notte saranno limitate e riprenderanno a pieno regime domani mattina.
Le ricerche a Pievepelago
Lo spiegamento di forze è imponente, l’utilizzo della tecnologia è portato ai massimi livelli. Si usano droni, quad cingolati e apparecchiature Gps per rintracciare l’areo monomotore da turismo decollato sabato mattina da Reggio Emilia e disperso sull’Appennino modenese, tra i monti vicino al paese di Pievepelago. Ma non ci sono ancora tracce del piccolo velivolo che era guidato da Ivano Montanari, reggiano, che sabato mattina, alle 11,39 aveva mandato l’ultimo inquietante messaggio: "Torno indietro, c’è brutto tempo".
E forse è stato proprio il maltempo, probabilmente la scarsa visibilità, a causare la caduta dell’ultraleggero, con le speranze di trovare vivo il pilota ormai del tutto azzerate. Non è facile l’operazione di recupero del piccolo aereo, come spiega Raffaello Seghi, vice capostazione del Soccorso alpino Monte Cimone: "Stiamo lavorando su indicazioni fornite dall’aeronautica – spiega – sono loro a indirizzarci nelle aree in cui il velivolo potrebbe essere precipitato. Abbiamo battuto la zona del Sasso Tignoso sfruttando la vecchia via Vandelli che arriva in Toscana, quel percorso sommerso dalla neve tra Sant’Anna verso Lama Mocogno è stata un po’ la nostra direttrice".
Ad indirizzare i soccorritori è anche un testimone oculare di Sant’Annapelago che prima di mezzogiorno avrebbe visto l’ultraleggero volare basso verso il monte Albano tra Pieve e la Toscana. Un’indicazione che potrebbe restringere l’area di ricerca. I soccorritori si muovono tra i boschi innevati, su un terreno ricoperto da un metro di neve. Non semplice distinguere un aereo bianco che potrebbe essere sommerso dalla neve. Non a caso le tracce che cercano i soccoritori sono sugli alberi: "Ci siamo concentrati sulle chiome delle piante, alberi senza neve possono essere un segnale di urto, ma ora che lo zero termico si è alzato anche questo accorgimento viene meno".
Lo sforzo compiuto dalle squadre operative è massimo: "Abbiamo battuto sette o otto ampie zone con squadre da cinque persone, ma vedere un aereo bianco tra la neve è difficilissimo. Lavoriamo con il Gps che registra tutti i tragitti effettuati dai volontari e questo ci consente di capire se le zone sono state perlustrate bene o se è il caso di tornarci. Nelle operazioni dobbiamo essere attenti al rischio valanghe, a volte ci sono delle zone impervie in cui col meteo avverso è impossibile avventurarsi ad esempio senza le funi".
Le ricerche non sono state fermate nemmeno di notte, con i militari in volo con visori notturni e i vigili del fuoco (20 persone in tutto tra squadre di terra ed elicotteristi) che hanno azionato i droni. Impiegati anche gli elicotteri di Guardia di finanza e polizia. Le squadre si muovono su quad cingolati nel caso di sentieri, o con strumenti da scialpinismo, come le ciaspole, nelle zone più difficili. Ieri le squadre hanno effettuato le ricerche a una temperatura proibitiva, a meno 10 gradi. Sull’accaduto l’Enac aprirà una inchiesta, così come sono state informate le Procure di Modena e Reggio. Si sta valutando, per la giornata di oggi, di estendere le ricerche all’area reggiana.
Elicotteri e squadre di terra
"Elicotteri in volo stanno visionando dall'alto tutte le zone, senza però alcun risultato. Ci sono le squadre di terra che verificano i punti in base alle testimonianze e ai tracciamenti radar. La movimentazione è complessa, c'è oltre un metro di neve fresca ed è possibile farlo solo con sci da alpinismo", spiega Cristian Carzoli vicecapostazione 'Cimone' del Soccorso Alpino dell'Emilia-Romagna.