Lutto nel mondo partigiano. A 96 anni è morto ieri – a Modena dove risiedeva da qualche anno – Livio Piccinini, il leggendario "Delinger", cittadino onorario di Cavriago e Albinea. Per le sue azioni durante la Resistenza, Piccinini è stato insignito della medaglia di bronzo al valor militare. Cavriaghese di nascita, da giovane lavoratore alle ex Reggiane, fu testimone e protagonista durante l’eccidio del 28 luglio ‘43 quando convinse l’ingegner Roberto Longhi, il padre del Re.2000 Falco e di altri aerei della grande fabbrica reggiana a non usare un mitragliatore d’aereo contro i bersaglieri che avevano già sparato sugli operai in sciopero uccidendone 9, evitando un’ulteriore strage. Nell’aprile del ‘44 arrivò la chiamata alle armi per la Repubblica fascista di Salò, ma una volta arrivato al centro d’addestramento a Casale Monferrato scappò. Diventa partigiano e la missione a Cerredolo dè Coppi il 20 dicembre ‘44 gli valse la medaglia di bronzo. Con altri partigiani garibaldini, tra cui il disertore tedesco Giorgio Reinert e Fortunato ‘Tombola’ Incerti, recuperò da una valigia le liste di collaboratori e spie al soldo dei nazisti.
Nel marzo del ‘45 fu tra i cento della 26a Garibaldi per l’assalto anglo-partigiano al comando tedesco della Linea Gotica Occidentale a Botteghe di Albinea. Durante quell’operazione ‘Delinger’, dopo aver combattuto con coraggio a Villa Calvi con un gruppo di Sas britannici e garibaldini al suono della cornamusa di David Kirkapatrick, fu nella squadra che portò in salvo i feriti di Villa Rossi. Dopo la guerra Livio Piccinini tornò a lavorare alle Reggiane. Fu consigliere comunale del Pci a Cavriago, Gattatico (qui pure vicesindaco), San Polo e Vezzano. Sindacalista della Cgil fino al ‘64, passò in FederTerra per occuparsi di agricoltori e poi in Federcoop fino alla pensione curando il settore latterie e cantine sociali. Livio ha poi vissuto una seconda gioventù con decine di presentazioni di libri e testimonianze durante le celebrazioni (dove percorreva diversi chilometri a oltre 80 anni) e i concerti dei Modena City Ramblers che affettuosamente chiamava ‘i ragazzi dell’orchestra’.
A 91 anni, dopo essere già stato protagonista in diversi libri che parlavano di lui, decise di scriverne uno tutto suo col nipote Franco: "Delinger, una scelta per la libertà". E non si voleva fermare. Sembrava immortale. Faceva cose che altri ultra90enni non avrebbero mai fatto, perciò tanti lo piangono come fosse morto un 20enne. Livio lascia il figlio Daniele, medico a Modena, decine di adorati nipoti, ma anche le sue seconde famiglie Anpi, Istoreco e l’amico Matteo Incerti.