Un pilota polivalente e poliedrico, con una notevole abilità stilistica che gli ha permesso di destreggiarsi tra gare Endurance, Rally e le competizioni di Supersalita sui tornanti dolomitici; per poi, terminata la carriera agonistica, distinguersi anche come imprenditore. Questo è stato, in particolare, Achille Marzi, venuto a mancare due giorni fa, a 87 anni, dopo oltre un anno e mezzo di problemi di salute di varia natura.
"Uno dei piloti reggiani più conosciuti a livello nazionale", così lo celebra l’Aci di Reggio ricordando, in particolare, la brillante vittoria al Rally dell’Appennino Reggiano, nell’edizione del 1970, che lo fece conoscere fuori dai confini regionali. Nel suo palmares però brillano, soprattutto, i due titoli italiani conquistati, con la Fiat Abarth 1000, nella categoria Turismo, nel biennio 1964-1965. Numerosi poi, in carriera, i successi di tappa in varie competizioni, tra cui, al volante di una Osella, varie cronoscalate e gare di durata. Nato nel 1937, Marzi, la cui assonanza di toponimo col campionissimo degli anni ’30 e ‘40 del secolo scorso, Achille Varzi, ne predestinò, in qualche modo, il destino sportivo, esordì nel mondo dei motori nel 1959, al giro della Provincia di Reggio, guidando la mitica Fiat 600 tutta gialla. In un periodo in cui, tra l’altro, i piloti dei circuiti regionali venivano premiati con buoni benzina. Dagli anni ’70 si dedicò anche, sia pure con minore fortuna, alle gare in pista, nell’Endurance. Categoria in cui colse, come miglior risultato, il decimo posto nella 1000 chilometri di Monza del 1973, in coppia con Cosimo Turizio al volante di una Chevron B21. In quegli anni, su quei tracciati, gareggiò insieme a driver del calibro di Carlos Reutemann, Mario Andretti, Arturo Merzario e Jacques Laffite, nomi di primo livello pure in Formula 1, e contro i quali Marzi dimostrò di potersela cavare più che egregiamente, guidando anche su piste complesse come il mitico Nurburgring in Germania o al Mugello. Assieme al collega Leo Cella salì sul podio della Targa Florio 1966, la competizione tricolore più famosa dopo la Mille Miglia, nella categoria Gran Turismo, su Lancia Fulvia. Proprio durante la competizione in terra siciliana, un anno prima, fu protagonista di un curioso episodio: rimasto senza benzina a causa di un problema al serbatoio, riuscì a completare la corsa grazie a una tanica di carburante offertagli da uno spettatore. Il 1965 fu anche il suo anno d’oro, perchè oltre a conquistare con la Lancia il titolo costruttori, fu premiato anche come miglior pilota della categoria Turismo.
Nel 1977 annunciò il suo ritiro (ultima corsa la Bolzano-Mendola valida per il Campionato Europeo della Montagna) per iniziare a guidare l’azienda di famiglia, che divenne leader del settore della vendita e della posa di pavimenti e controsoffitti, in cui ha continuato a lavorare sino a pochi anni fa, anche dopo la meritata pensione. Nel difficile periodo della malattia, come tengono a ricordare i familiari, preziosissime sono state le premure dedicate a Marzi dal suo assistente alla persona Bohdan ’Daniele’ Zhyhalo e le cure prestate dal dottor Luciano Lasagni. Achille Marzi lascia la moglie Luciana, la figlia Francesca e il genero Andrea. La camera ardente sarà aperta questa mattina dalle 8.30 alle 13.30, mentre i funerali si svolgeranno successivamente alla chiusura della medesima: nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano. La salma sarà poi tumulata presso il cimitero monumentale.