di Daniele Petrone
Sono accusati di tentato omicidio in concorso per aver accoltellato undici giorni fa un giovane connazionale tunisino in piazzale Marconi, davanti alla stazione, poi avrebbero provato ad investirlo con un furgone. Cinque giorni fa erano stati fermati dalla polizia a Piacenza, dove risiedono, mentre sabato è stato disposto l’arresto. Ieri, il 23enne Ismail Messaoud e il 26enne Najmeddine Gaddour, sono stati portati in cella dopo che il gip Vincenzo Riganti del tribunale piacentino (dove si è tenuta l’udienza di convalida in via urgente per non lasciar decadere i termini restrittivi fissati in 48 ore) ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere su richiesta della procura di Reggio. I due – difesi entrambi d’ufficio dall’avvocato Claudio Bassi – ieri hanno parlato in aula e risposto alle domande, negando però ogni addebito. Sostenendo anzi di essere stati aggrediti per primi e di aver reagito per legittima difesa, ma non di averlo accoltellato.
I fatti risalgono alla sera del 18 ottobre scorso, quando la vittima – un giovane tunisino – è stato trovato a terra, in un lago di sangue e con ferite d’arma da taglio, da alcuni passanti che hanno lanciato l’allarme al 118. I soccorritori, una volta intervenuti e prestate le prime cure, avevano poi trasportato il nordafricano all’Arcispedale Santa Maria Nuova, dov’era stato ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione.
La squadra mobile della questura reggiana, che sta svolgendo le indagini, è riuscita a risalire all’identità dei due presunti responsabili grazie alle telecamere di videosorveglianza. Le immagini sono state messe agli atti così come anche alcuni frame che li ritraggono al pomeriggio insieme ad altri magrebini in via Filippo Re dove c’è un ritrovo abituale di sbandati.
Restano diversi punti sui quali fare luce. In particolare sul movente dell’accoltellamento. Dietro potrebbe esserci un regolamento di conti legati allo sfondo della criminalità, anche se i due hanno detto al giudice di non conoscere la vittima. Da capire però come mai i due, senza ‘legami reggiani’ quel giorno fossero in ‘trasferta’ in città.