Reggio Emilia, 17 marzo 2023 – Le urla, poi la lama di un cutter, il fendente improvviso alla testa, il sangue copioso, la fuga in massa dall’autobus, dei passeggeri terrorizzati ma anche e dei responsabili della brutale aggressione. Il ferito è grave. Ma la sua vita non sembra per fortuna in pericolo.
L’ennesimo episodio di violenza si è verificato ieri sera, verso le sei, sul bus della linea numero 5, Mancasale-Rivalta.
Il mezzo, a quell’ora, era affollato: lavoratori che rientravano dalla zona industriale, studenti reduci dal pomeriggio al centro commerciale I Petali, pensionati.
La normale routine quotidiana è stata sconvolta da un litigio che si è acceso in viale Piave, mentre l’autobus percorreva l’onda rossa. A quanto è stato possibile ricostruire – ma saranno le telecamere di sorveglianza del mezzo a permettere di stabilire l’esatta sequenza dell’episodio – due persone hanno iniziato a discutere animatamente. All’altezza di porta Santa Croce, è spuntata la lama. "Si fermi, si fermi", ha urlato una signora al conducente.
Biagio Mauriello, che dal posto di guida lanciava qualche occhiata anche allo specchio interno per seguire la situazione, è stato freddo: ha accostato non appena gli è stato possibile, quasi all’intersezione con via Dante e ha aperto le porte, consentendo alle persone di allontanarsi subito dall’aggressore. Questi non era solo: un altro è stato visto dileguarsi con lui, mescolato ai passeggeri.
Mauriello ha dato l’allarme al 118, mentre una Volante – che si trovava nei pressi della questura – è subito intervenuta.
Soccorritori e agenti – presto affiancati dal personale specializzato della Scientifica – hanno prestato le prime cure al ferito: si tratta di un lavoratore senegalese di 41 anni. Ai piedi le scarpe antinfortunistica, la testa squarciata dal taglierino dell’aggressore. E’ stato portato d’urgenza al Santa Maria. Non è chiaro se fosse uno dei due protagonisti della lite o se avesse cercato di farla terminare, facendo da paciere.
«Un amico cercava di tamponargli la ferita alla testa con una maglietta", racconta Mauriello, campano d’origine, da oltre dieci anni in servizio a Seta.
"E’ diventato un mestiere complicato – racconta – anche se un episodio di questo genere non mi era mai capitato. In genere – racconta – ci misuriamo con ragazzini che danno fastidio: il più delle volte basta alzare un po’ la voce e le cose si rimettono tranquille. Stavolta era diverso. Credo d’aver fatto quello che si doveva: inutile frapporsi e rischiare la vita".
Accanto all’autista, sempre in contatto telefonico con la centrale operativa di Seta, c’è un altro conducente del servizio pubblico locale, Davide Mundo, palermitano, a Reggio da meno di due anni. "Passavo di qui in moto, ho visto l’autobus fermo con le quattro frecce e ho capito che il collega poteva avere bisogno di aiuto", racconta.
L’episodio di stasera sarà pure l’eccezione, ma anche Mundo conferma che guidare gli autobus è un’attività che espone a rischi crescenti. "Qualche settimana fa – racconta – sarà stato gennaio, un uomo ha richiesto la fermata troppo tardi per fermarmi in sicurezza: si tratta pur sempre di un mezzo che pesa qualche tonnellata. La fermata successiva, ovviamente, era poche centinaia di metri più in là. Quest’uomo gridava ’fermati’, ’fermati’. Poi ha spaccato un vetro del mezzo. Ci vuole pazienza e autocontrollo – sospira – per non passare dalla parte del torto".
Intanto un agente della Scientifica, nella sua tuta bianca, fotografa la grande traccia di sangue. Un altro pomeriggio di violenza va in archivio.