Dalla cena tra colleghi, in un locale pubblico, al processo per violenza sessuale. Al centro un presunto palpeggiamento che una giovane di 27 anni avrebbe subito da un 35enne nel bagno di un ristorante in città, episodio che risale al 17 gennaio. Il pubblico ministero Francesco Rivabella Francia ieri ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio per l’accusa di violenza sessuale: il giudice dell’udienza preliminare Luca Ramponi ha fissato il processo in febbraio davanti al tribunale collegiale.
I due lavoravano nella stessa azienda, dove l’uomo aveva un ruolo come caporeparto in un ambito diverso da quello in cui operava la giovane. Dopo la serata nel locale, la donna ha sporto denuncia in questura ed è stata sentita. La 27enne e il padre, ieri presenti in tribunale, si sono costituiti parte civile affidandosi rispettivamente agli avvocati Simona Magnani e Giulio Cesare Bonazzi. L’imputato è difeso dall’avvocato Giancarlo Pasquale, che ieri ha chiesto sentenza di "non luogo a procedere", ritenendo che la situazione fosse frutto di un equivoco e che la ragazza avesse frainteso il comportamento del 35enne. Secondo la ricostruzione investigativa, lui avrebbe chiuso la porta del bagno e l’avrebbe spinta, bloccandola col proprio corpo e costringendola a subire attenzioni sessuali. L’uomo le avrebbe infilato le mani sotto i pantaloncini corti, palpeggiandole i glutei e le cosce. Avrebbe tentato di baciarla sul collo e di sfilarle la giacca, ripetendo: "Dai... tanto non ci vede nessuno". Prima che lei riuscisse a divincolarsi e a uscire dal bagno, lui sarebbe riuscito a baciarla sui capelli e sul collo. La donna sostiene di essersi licenziata dopo aver subito questa condotta e di essere andata a lavorare in un’altra città. L’avvocato Giancarlo Pasquale dichiara: "Al giudice abbiamo detto che la situazione va approfondita e che bisogna entrare nel merito dei fatti. A nostro avviso, la donna era ubriaca, tanto che una collega disse al mio assistito di portarla alla toilette. Sono stati nell’anticamera del bagno e poi sono usciti subito". Sul licenziamento, il legale sostiene che "lei in realtà era già in procinto di andare in un’altra città". La donna, poi, "mandò la sera stessa messaggi dicendo che lui ci aveva provato con lei. Ma erano colleghi, perché aspettare proprio quel momento? Le tempistiche appaiono dubbie".