Reggio Emilia, 25 aprile 2024 – Una folla innumerevole ha invaso i campi rossi di Casa Cervi a Gattatico. Le code per il cibo e per entrare nel museo sono state lunghissime già dal mattino presto. I fazzoletti al collo tricolore e rossi dei Cervi hanno sventolato nell’aria per tutta la giornata, moltissimi i giovani, le mamme e i babbi con i figlioletti. Gli organizzatori di casa Cervi hanno dato vita a una festa di Liberazione che ha richiesto mesi di preparazione: 5.200 panini, 600 chili di pasta per gnocco, bibite, birra e vino. Nell’aia svettavano gli stand, tra le tante associazioni, dell’Anpi, dell’associazione giovani Tamil, del gazebo della Cgil. Cambiata in fretta la location dello spettacolo di burattini in vigna, posto all’interno in sala Genoeffa Cocconi. Nei campi un po’ di pozzanghere, fango, che si attacca alle suole delle scarpe, una brezza più che frizzantina. Nessuno ferma il popolo di Casa Cervi.
La scena l’ha presa subito la musica dal palco e il video della Fondazione Sarzi, con la storia antifascista delle due famiglie Sarzi e Cervi unita. Nel prato babbo Luca di Padova con la piccola Cecilia, 6 anni: “Venivo qui quando lei doveva nascere e ora che c’è deve essere testimone”, mamma Giulia, di Genova, con i due piccolini: “Son qui per loro, credo che questo momento, soprattutto oggi sia importante”. Mamma Ilaria Saccani con le figlie Zoe e Ines Tedeschi di Castelnovo Sotto: “Venivo da ragazzina”. Le ragazze: “È importante, bella festa”. Fra la folla anche un anziano con la sedia a rotelle.
In sala Genoeffa Cocconi si è anche assistito alla proiezione del graphic novel: “Ne è valsa la pena la vita del comandante diavolo” partigiano Germano Nicolini alla presenza della nipote Francesca e del figlio Fausto. In sala diversi giovani, seduti per terra, Jacopo Marconi e la cugina Olga Prati di Poviglio: “Siamo qui per ricordare, per ascoltare la storia dei nostri eroi, dei sette fratelli Cervi, adesso conosciamo anche quella di Nicolini. Il 25 aprile è la massima rappresentazione della battaglia della Liberazione, non bisogna dimenticare, il futuro è nostro ma va cambiato il metodo di lottare, occorre farlo con la cultura con l’impegno studiare, leggere, perché è ciò, che non ci porterà mai via nessuno. Questa Festa è anche una valorizzazione dei nostri territori”.
Landini firma i referendum
A Casa Cervi il segretario generale del sindacato Maurizio Landini ha anche posto la prima firma ai quattro referendum popolari promossi dalla Cgil. Farlo il 25 aprile, in un luogo simbolo della Resistenza “è indicativo, oggi è la giornata della libertà, della democrazia e una persona che lavora, per essere libera, non deve essere precaria”, ha detto Landini a margine delle commemorazioni.
“E deve avere tutti quei diritti sanciti dalla Costituzione e che siano applicati. Avere cioè una retribuzione dignitosa, il diritto alla salute, all'istruzione. Oggi non è così: c'è troppa precarietà, i salari sono bassi, in realtà sei povero anche lavorando e addirittura si muore sul lavoro perché c'è un funzionamento delle imprese balorde - ha aggiunto - costruite su appalto, subappalto e logica della precarietà. Noi vogliamo dire basta e i referendum indicano la possibilità per i cittadini di partecipare per cambiare la condizione di lavoro e di vita ed è una battaglia che vale per tutto il Paese. La nostra è una battaglia per la crescita e il futuro di questo Paese e si rivolge ai giovani e alle donne, i più penalizzati da questa precarietà. Vogliamo aprire una discussione vera per cambiare il modello sociale ed economico che si è affermato in questi anni”.
Landini: “Perché volete mandarmi via dalla Cgil?”
Poi a parte, dopo l’annuncio della corsa di Stefano Bonaccini alle Europee, a una domanda su una ipotetica candidatura per la presidenza della Regione Emilia-Romagna, ha risposto: “Ma perché volete mandarmi via dalla Cgil? Io sono contento di fare il segretario della Cgil, sono 15 anni che dicono che dovrei fare qualcos'altro. Non so più cosa fare, penso che valga la coerenza e che ci sia bisogno ancora di più di rafforzare l'azione del sindacato, proprio perché le condizioni di vita e di lavoro sono peggiorate”.