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Cultura e spettacoli

Il cielo stellato di Galla Placidia al centro della visita di re Carlo a Ravenna

La fascinazione del re per il cristianesimo orientale, la figura dell'imperatrice quale ponte fra est e ovest, ma anche fra l'Europa germanica e quella mediterranea

La volta stellata del Mausoleo di Galla Placidia, una delle più belle realizzate nel mondo antico

La volta stellata del Mausoleo di Galla Placidia, una delle più belle realizzate nel mondo antico

Nel blu: anche re Carlo III del Regno Unito sarà fra qualche giorno (giovedì 10 aprile, ndr) tra coloro che avranno compiuto nella vita una delle esperienze artistiche più avvolgenti in assoluto, e cioè il ritrovarsi in piedi al centro del Mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna, circondati da uno dei cieli stellati più iconici del mondo dell'arte.

Un'icona d'arte e storia a Ravenna

Gli astri dorati sullo sfondo blu notte del mausoleo che celebra l'imperatrice romana figlia di Teodosio e sorella di Onorio e Arcadio sono stati la scelta del re per la parte ravennate della sua visita (la regina Camilla negli stessi istanti visiterà invece il Museo Byron).

Mosaici che, è bene ricordarlo, a differenza di altri monumenti ravennati, non sono di epoca bizantina, bensì pienamente romana: Galla Placidia è infatti figlia di Teodosio, ultimo sovrano a regnare su tutto l'impero, e sorella dei primi imperatori di Oriente e Occidente, rispettivamente Arcadio e Onorio. Lei stessa regnò sull'Occidente, come moglie di Costanzo III e poi come reggente per il figlio Valentiniano III.

“Lo splendore dei mosaici del mausoleo – spiega don Lorenzo Rossini, direttore dell'Ufficio per i Beni culturali della diocesi di Ravenna – in contrasto con l'estrema sobrietà del suo aspetto esteriore, riflette la volontà di dare corpo all'idea cristiana del paradiso, ma anche il desiderio di testimoniare la potenza imperiale, a quel tempo ancora unica per tutto il bacino del Mediterraneo”.

Uno scorcio dell'interno del Mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna
Uno scorcio dell'interno del Mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna

Mosaici e significati simbolici

Altrettanto affascinanti, rispetto al blu del cielo stellato della volta, sono le figure cui danno corpo le tessere dei mosaici: "In primis quella sopra l'ingresso, che oggi vediamo in uscita dal mausoleo, e che raffigura Cristo quale porta attraverso cui accedere al paradiso. Ma altrettanto importante è la raffigurazione di San Lorenzo, il che testimonia il legame diretto tra Roma e Ravenna”.

In una fase storica in cui il cristianesimo era già non solo la religione di stato, ma l'unico culto ammesso nell'impero, i sovrani scelgono curiosamente di rievocare il periodo in cui il cristianesimo era una fede clandestina, sotterranea, per la quale si poteva andare incontro al martirio, come accaduto a San Lorenzo. "Un uomo che dà la vita per la propria comunità, così come l'imperatore consacrava la propria vita ai suoi sudditi, ai romani”.

Mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna: l'edificio all'esterno
Mausoleo di Galla Placidia, a Ravenna: l'edificio all'esterno

Galla Placidia, il legame tra il Mediterraneo e l’Europa germanica

Il corpo di Galla Placidia non riposò mai in realtà nel mausoleo che porta il suo nome: morì a Roma, e fu sepolta lì, forse nella tomba di famiglia.

Galla Placidia non fu solo un'imperatrice agli albori della divisione del Mediterraneo fra Impero d'Oriente e Impero d'Occidente; nella sua vita fu anche un ponte tra il Mediterraneo romano e l'Europa germanica che vi si affacciava sempre più insistentemente da nord: il suo primo marito fu infatti il re visigoto Ataulfo – un'unione che era prima di tutto politica.

Fascinazione di re Carlo per il cristianesimo orientale

Di re Carlo è nota la fascinazione per il cristianesimo orientale: una galassia di cui si può dire facesse parte anche la Ravenna dell'epoca bizantina, autentico ponte tra est e ovest. I mosaici che oggi decorano i monumenti ravennati un tempo popolavano realisticamente tutta la penisola balcanica e le coste anatoliche, da Ravenna a Costantinopoli fino all'Egeo.

Opere d'arte che a Ravenna sono sopravvissute perché la città era uscita dall'orbita bizantina nel momento in cui in Oriente si impose l'iconoclastia, che vide la rimozione delle immagini sacre da molti luoghi di culto.

"Nell'Europa dell'est troviamo ovunque testimonianze di basiliche costruite con il medesimo stile, che è quello ad esempio che ritroviamo nella basilica di San Vitale – conclude don Lorenzo Rossini –. Esisteva un'uniformità attraverso l'arte che testimoniava la teologia che quei monumenti dovevano trasmettere”.