L’obiettivo è decisamente ambizioso: diventare la prima big tech italiana. È con queste premesse che Luigi de Simone, insegnante e Luca Morozzi, esperto di analisi statistica e finanza hanno deciso di unire le forze e dare vita a Wabbuo, start up dedicata al mondo del lavoro che include in un’unica piattaforma aspetti social, e-commerce e funzioni di motore di ricerca. Le strade di De Simone, campano di origine ma residente a Lugo da alcuni anni e Morozzi, nato in città, si sono incrociate per caso, un giorno in centro. E da lì è partita la grande avventura che si sta strutturando e presto vedrà la luce.
"A noi piace definire Wabbuo come un centro commerciale online – spiegano –. Anche se spesso il centro commerciale è bistrattato perché rappresenta la forma più diretta del consumismo in realtà è molto utile per tutte le funzioni che offre e soprattutto perché serve a fare incontrare le persone. Allo stesso modo, noi vogliamo portare on line l’incontro fra persone che offrono e richiedono servizi e prodotti a livello di e-commerce. La piattaforma prevede un interfaccia grafica simile a quella dei social network dove l’interessato può inserire la propria foto e descrivere cosa fa e cosa offre, collegata ad un market place dove inserire i prodotti e i servizi offerti". "In più – proseguono – Wabbo funziona anche come motore di ricerca per la ricerca di lavoro, utile in particolare per chi esce da scuole ed università e non sa quali realtà possono richiedere le sue competenze ed anche per la valutazione delle prestazioni ricevute".
Il nome Wabbuo si può leggere in tre modi diversi: alla maniera campana, con la o accentata, nel classico intercalare utilizzato soprattutto come incitazione a superare i momenti di difficoltà, in italiano corretto oppure anche all’inglese. Tre modi diversi che incrociano la triplice funzione della piattaforma sostenuta al momento da 40 soci che credono fermamente nel progetto e da un team formato da 12 persone che da un anno è a fianco di De Simone e Morozzi che rispettivamente hanno assunto l’incarico di Ceo e direttore finanziario della start up. Ora il lavoro di entrambi si concentra nella ricerca dei grandi finanziatori. "La prima chiamata l’abbiamo ricevuta dal New Jersey – confessa De Simone –. La nostra intenzione però è di mantenere la maggioranza degli investitori in Italia con una sede operativa a Lugo e una legale in Campania, a Sant’Agata dei Goti, la mia città di origine". La ricerca di capitali italiani proseguirà fino ad un massimo di 6 mesi. "Ci siamo dati dai 3 ai 6 mesi per trovare dei grandi investitori italiani – continua Morozzi –. Dopodichè, se sforeremo, voleremo a Dubai". Il progetto è nato durante il periodo di isolamento imposto dal Covid. "Abbiamo scritto da soli, studiando e informandoci, un testo di 60 pagine in cui è condensata tutta l’anima di Wabbo. La scintilla è partita da un gruppo telegram seguito da oltre 1.000 persone, campione utilizzato per capire se l’idea avrebbe potuto funzionare. I risultati ci hanno portato ad allargare il campo a tutto il territorio nazionale dove stiamo riscuotendo molto interesse anche da parte di grandi gruppi". "Tramite Wabbo – continuano – vogliamo creare una rete eco sostenibile dove eco sta per economico e non ecologico. La nostra unicità risiede anche in un altro aspetto: non chiediamo commissioni agli utenti. Abbiamo previsto infatti dei profili base gratuiti, particolarmente utili a coloro che, ad esempio, vogliono buttarsi nel mondo della partita iva per capire se la cosa può funzionare. Le funzionalità aggiuntive, offerte in pacchetti o singolarmente avranno commissioni, regolabili mensilmente".
Monia Savioli