Una dozzina di volantini, con messaggi duri in particolare nei confronti dei magistrati, vergati a mano e appiccicati di gran lena con colla e scotch sui muri del centro. Era la notte tra il 23 e il 24 febbraio 2023: e ieri mattina il gup Andrea Galanti (pm in udienza Francesco Coco) ha rinviato a giudizio tre dei quattro imputati per istigazione a disobbedire a leggi di ordine pubblico e per imbrattamento. Infine in un caso pure per ricettazione di una targa. L’ultima imputata, difesa dall’avvocato Andrea Valentinotti, ha scelto di patteggiare 4 mesi e 10 giorni.
L’avvocato Andrea Maestri, difensore assieme al collega Gerardo Grippo di due degli imputati a processo, nella sua arringa ha in sintesi proposto puntualizzazioni sull’inidoneità "a istigare di volantini che esprimono a una mera critica politica - per quanto aspra - al regime del 41 bis e alla sua applicazione" all’anarchico Alfredo Cospito. Il legale ha anche sottolineato che "la libertà di manifestazione del pensiero ha un’ampia latitudine: talmente ampia che questo stesso tribunale non ha perseguito neofascisti sorpresi a fare il saluto romano e il ’presente’ commemorando un esponente fascista", Ettore Muti. Come dire: "I fascisti no e gli anarchici invece a processo? Si rischia il diritto penale d’autore".
La vicenda si era verificata nel giorno nel quale la Cassazione avrebbe dovuto pronunciarsi sulla richiesta di revoca del carcere duro, il 41bis appunto, per Cospito. I giudici alla fine avevano detto no, alimentando la virulenza delle proteste anarchiche sparse un po’ per tutto lo Stivale. A Ravenna per quella sortita, le verifiche della Digos avevano inquadrato quattro attivisti - tutti di Ravenna e uno di Bagnacavallo - accusati inizialmente di violenza a corpo giudiziario e imbrattamento in concorso. E, solo per una, di ricettazione della targa di un 88enne di Premilcuore ritrovava a casa sua.
a.col.