di Andrea Colombari
Altri tre mesi di reclusione in continuazione ai tre anni e quattro mesi di una precedente condanna analoga già passata in giudicato per un totale quindi di tre anni e sette mesi.
È quanto ha deciso mercoledì scorso la corte d’appello di Bologna per Ernesto Rulli, il 58enne ortopedico originario di Pescara ma a lungo in servizio all’ospedale di Ravenna accusato di avere palpeggiato alcune sue pazienti durante visite specialistiche. In questo caso si trattava del secondo filone investigativo, quello relativo a due pazienti (una delle quali parte civile con l’avvocato Silvia Brandolini).
In primo grado, a fronte di una richiesta di condanna della procura ravennate pari a nove anni di carcere, il collegio penale del tribunale romagnolo, dopo avere riconosciuto l’ipotesi lieve del reato contestato (la violenza sessuale) e avere messo le lamentate condotte in continuazione tra loro, aveva ricalcolato la pena in tre anni e sei mesi.
In appello una delle condotte è stata dichiarata prescritta; le statuizioni civili, compresa quella stabilita per l’Ausl Romagna, sono state confermate. Entrambe le donne erano state visitate dall’imputato in tempi diversi. E in tempi diversi avevano riferito agli investigatori della squadra Mobile cosa secondo loro fosse accaduto in ambulatorio. Una lo aveva fatto nel corso dei controlli a campione eseguiti dagli inquirenti su delega del pubblico ministero Monica Gargiulo. Mentre l’altra aveva deciso di rivolgersi alla magistratura non appena il caso era emerso sulle pagine della stampa locale.
Il pubblico ministero era stato netto nel descrivere i presunti abusi: "Aveva solo voglia di soddisfare il suo vizietto", le parole a suo tempo usate in requisitoria. Secondo l’accusa, il medico aveva cioè approfittato del suo ruolo per palpeggiare la prima paziente giunta in cura da lui dopo un incidente e costretta a spogliarsi durante la visita; anche per la seconda paziente, che soffriva di mal di schiena, la visita avrebbe prodotto un certo imbarazzo. L’ortopedico, difeso dall’avvocato Fabrizio Basile, aveva invece fermamente negato tutto riconducendo l’accaduto in buona sostanza a fraintendimenti legati a talune manovre di esclusiva natura medica.
Il caso si era innescato dalla denuncia di un’altra paziente ancora, tutelata sempre dall’avvocato Brandolini: secondo le verifiche della squadra Mobile, le visite ritenute improprie a lei e a un’altra donna, si erano verificate tra gennaio e luglio 2013 quando il medico, approfittando della fiducia concessa proprio in virtù del ruolo da lui ricoperto, durante visite ambulatoriali in ospedale aveva spostato l’attenzione via via verso parti intime delle due donne giunte a lui rispettivamente per problemi alla schiena e a una gamba. In particolare, si sarebbe adoperato con ispezioni rettali praticate tramite manovre definite dall’accusa repentine e insidiose senza il consenso delle pazienti. In questo caso alla sentenza definitiva, dopo due appelli, si era arrivati nel dicembre 2021 con conseguente ordine di carcerazione per l’imputato.
Per definire la vicenda, manca ancora un appello-ter fissato per settembre e relativo all’inquadramento di uno degli addebiti contestati.