ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Ravenna, violenza sessuale sul nipotino: nonno condannato a sei anni

Il padre del piccolo, di soli 8 anni, aveva scoperto tutto da una videochiamata, scorgendo il figlio semi nudo di fianco all’anziano. Alla vittima 150 euro al mese della pensione, più 15mila euro

Il padre del piccolo ha scoperto tutto videochiamando il figlio (repertorio)

Ravenna, 16 marzo 2023 – Il padre aveva scoperto tutto casualmente grazie a una videochiamata. Dall’altra parte c’era il figlio di otto anni seminudo in camera vicino al compagno della nonna, un ultraottantenne ravennate. Quest’ultimo, finora incensurato e difeso dagli avvocati Giorgia Montanari e Giacomo Scudellari, ieri mattina al termine del rito abbreviato è stato condannato dal gup Andrea Galanti a sei anni di reclusione per violenza sessuale aggravata dall’età del bambino. La procura – pm d’udienza Marilù Gattelli – ne aveva chiesti sette: alla pena finale si è giunti mettendo in equivalenza aggravanti e attenuanti.

Determinanti in questo senso potrebbero essersi rivelate un paio di circostanze: l’imputato aveva in buona sostanza confessato davanti a una dottoressa del centro di salute mentale (csm); mentre sul fronte risarcimenti, ha rinunciato al diritto sull’abitazione di famiglia che la compagna gli aveva ceduto in modo tale che in futuro l’immobile possa tornare nella disponibilità del minorenne e della sua famiglia. E si è impegnato a versare alla piccola vittima 150 euro al mese dalla sua pensione. Il giudice lo ha intanto condannato a pagare una provvisionale di 15mila euro. Poco prima della camera di consiglio, in spontanee dichiarazioni l’anziano ha riferito davanti al gup di sentirsi molto addolorato per quanto fatto al bambino, di essere dispiaciuto e di non sapersi spiegare il suo comportamento. Secondo le indagini della polizia coordinate dal pm Angela Scorza, gli episodi – in tutto una manciata – risalgono al settembre 2021. Il bambino, poi sentito in un contesto protetto, aveva confermato. Del resto la videochiamata del padre, costituitosi parte civile con l’avvocato Lamberto Carraro, lasciava ben poco spazio a diverse interpretazioni. Il genitore aveva da subito chiesto al figlio cosa stesse facendo. E il bambino aveva cercato in sintesi di liquidare tutto con una generica spiegazione: “giochi col nonno”. Ma era evidente che qualcosa non tornava.

Poco tempo dopo era stato uno zio ad accompagnare l’anziano al csm perché l’ultraottantenne si sentiva in colpa e voleva liberarsi di quel peso. La conseguente segnalazione aveva innescato le verifiche dell’apposita sezione della squadra Mobile. Gli inquirenti avevano quindi acquisto sempre dallo zio alcuni disegni del piccolo contenenti sia armi che altre forme esplicite: un ulteriore tassello probatorio di una vicenda già piena di elementi. Tanto che quella dei legali dell’imputato è stata una difesa tecnica: si è concentrata cioè perlopiù sulla quantificazione della pena e sulle possibili attenuanti.