Ravenna, 1 febbraio 2022 - Sguardi prolungati e insistenti lungo i corridoi: occhiate che indugiavano perlopiù su alcuni punti del corpo. E poi apprezzamenti volgari, proposte decisamente esplicite e gesti sconci. Fino ad arrivare a esibire la foto dei propri genitali attraverso il telefonino e, soprattutto, a palpeggiare due studentesse di 15 e 17 anni.
Bidello arrestato a Ravenna per violenza sessuale: "Sì, ho mostrato foto hard"
È il quadro accusatorio costato giovedì scorso la custodia cautelare agli arresti domiciliari a un bidello ultratrentenne. L’uomo, dipendente a tempo determinato di un istituto superiore della provincia di Ravenna, deve rispondere di violenza sessuale continuata e pluriaggravata: dal contesto (una scuola) e dalla minore età delle parti offese. Ed è proprio per tutelare l’identità delle ragazze che non indicheremo né il nome dell’istituto né quello dell’arrestato. Il bidello, difeso dall’avvocato Giorgia Toschi, oggi avrà modo di rendere la sua versione dell’accaduto nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Andrea Galanti, lo stesso che, alla luce dei gravi indizi, ha emesso la misura per pericolo di reiterazione del reato su richiesta del pm Angela Scorza titolare del fascicolo.
Le indagini della polizia erano scattate da una specifica segnalazione arrivata il 10 dicembre scorso sulla casella di posta elettronica della procura. Il mittente era il dirigente scolastico dell’istituto in questione il quale a sua volta aveva ricevuto segnalazioni più che dettagliate da quattro docenti. A rivolgersi alle insegnanti non erano state solo le due ragazze, ma anche diversi loro compagni i quali avevano avuto modo di rendersi conto, direttamente o grazie a confidenze, dello strano comportamento di quel bidello.
E gli investigatori della squadra Mobile erano partiti proprio dalle testimonianze dei docenti per arrivare quindi ad ascoltare a fine mese pure le due ragazze. Quel bidello – come ha riferito una delle insegnanti – era piuttosto popolare con le alunne: capitava cioè sovente che le studentesse si fermassero a parlare alla sua postazione. Del resto – come ha avuto modo di spiegare una delle due ragazze – all’inizio "sembrava simpaticissimo": di aspetto gradevole e giovanile, lei aveva legato con lui "perché sapeva ascoltare". Ma con il trascorrere dei giorni – prosegue l’accusa – l’uomo aveva evidentemente preso confidenza tanto da arrivare a invitarla a sedersi sulle sue gambe.
Lei aveva rifiutato seccamente: ma lui aveva indugiato facendole i complimenti per l’abbigliamento, poi chiedendole foto in costume e ancora chiedendole un bacio per poi proporle prestazioni sessuali o se volesse raggiungerlo a casa sua per fare le pulizie. In un’altra occasione l’avrebbe seguita negli spogliatoi e in un’altra ancora si sarebbe spinto a palpeggiarla. Situazioni analoghe sono quelle descritte dall’altra ragazza.
Ad esempio, cogliendola di sorpresa, l’uomo le avrebbe mostrato la fotografia dei suoi genitali sfarfallandole davanti agli occhi lo schermo del cellulare. Ma ci sono anche gesti espliciti mimati con la bocca, complimenti, proposte di chiara natura sessuale e pure un palpeggiamento. L’episodio più inquietante tra quelli fin qui riportati, si era verificato quando l’accusato avrebbe afferrato con forza i polsi della giovane cercando invano di portarla nell’aula relax. Secondo il giudice, le dichiarazioni delle studentesse sono affidabili e credibili in quella che è stata definita “intrinseca logicità e ragionevolezza” dei racconti resi “con equilibrio” e confermati da compagni e insegnanti. Tanto che quando la vicenda aveva iniziato a circolare, il bidello era stato spostato di posizione per evitare che si trovasse nello stesso piano delle ragazze. Ma nemmeno così evidentemente il problema era stato arginato.