REDAZIONE RAVENNA

"Violenza? Falso, lei entrò nel mio letto"

La versione del barista dopo la denuncia di una collega. Il datore di lavoro: "Lei problematica e poco credibile. Fu una vendetta"

"Violenza? Falso,  lei entrò nel mio letto"

Il giudice Antonella Guidomei, che presiede il tribunale in composizione collegiale

Una giovane denuncia una violenza sessuale avvenuta a inizio estate 2023 a Milano Marittima. Lui, un collega barista, respinge le accuse, parlando invece di un flirt corrisposto. Due versioni opposte che si scontrano in tribunale. La giovane racconta di essere stata spinta contro il muro nell’appartamento condiviso dai baristi stagionali, messo a disposizione dal datore di lavoro nell’area degli street bar. Qui, sostiene, uno dei colleghi l’avrebbe costretta a subire pesanti palpeggiamenti. La stessa sera, secondo il suo racconto, l’uomo l’aveva già importunata in discoteca, toccandola contro la sua volontà.

Lui, imputato di violenza sessuale, nega ogni accusa di violenza. Spiega che tra i due c’era un’intesa, confidata anche a un’amica. Da un lato ammette che avvertì come sgradito il palpeggiamento fatto alla collega in discoteca, ma una volta tornati nell’appartamento, la ragazza sarebbe scesa volontariamente dal suo letto per raggiungerlo. Durante quella convivenza forzata, in un clima descritto come promiscuo, l’imputato ha detto che la giovane era solita ballare davanti a tutti vestita solo dell’intimo. A non chiarire la situazione è stata la testimonianza del datore di lavoro, che ha preso apertamente le parti del giovane imputato e suo ex dipendente. Secondo lui, la ragazza era poco professionale sul lavoro ("arrivava tardi, non sapeva fare i cocktail") e fu perciò demansionata. Ma, soprattutto, aveva mostrato comportamenti problematici, raccontandogli, già in occasione del colloquio, episodi di violenza subiti in passato da ex fidanzati. Quando la giovane gli aveva riferito della presunta aggressione di natura sessuale, il titolare aveva dato per buona la versione del ragazzo, che davanti a lui aveva minimizzato, dopo avere saputo che la stessa aveva avuto relazioni o frequentazioni con altri colleghi e ritenendo la denuncia fatta da lei una sorta di ritorsione o "ricatto" per il fatto che quel collega non fosse stato allontanto.

Il Pm Francesco Coco e il presidente del tribunale collegiale, Antonella Guidomei (giudici a latere Federica Lipovsceck e Natalia Finzi), hanno poi stigmatizzato come ambiguo l’atteggiamento del datore di lavoro, evidenziando una possibile gestione "a due pesi e due misure": da un lato, il titolare riteneva "non professionali" nel suo appartamento episodi di rapporti sessuali consensuali commessi altri dipendenti, uno dei quali fu poi allontanato; dall’altro, non ha assunto provvedimenti nei confronti del barista accusato di violenza, dando per buona la sua versione. Lo stesso è stato poi redarguito, e la sua posizione è al vaglio, per alcune frasi non opportune sui reati di natura sessuale e su come vengono valutati nei tribunali.

Lorenzo Priviato